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La Fiorentina contro l’Inter ha interrotto la serie negativa di quattro sconfitte consecutive, grazie allo splendido gol di Vlahovic. Un pareggio e una prestazione arrivati contro l’ex capolista, che significano una boccata d’ossigeno per Montella in una situazione complicata. Al Franchi ad assistere al match domenica sera c’era anche l’ex centrocampista viola, Michele Pazienza, che LaViola.it ha contattato in esclusiva:
Che partita è stata quella tra Fiorentina e Inter?
“Sicuramente una partita dove l’Inter ha avuto a tratti un dominio territoriale sulla Fiorentina ed è riuscita a trovare il vantaggio nei primi minuti con un’azione individuale di Borja Valero. Poi ha cercato di gestire il vantaggio con poca lucidità e forza. La Fiorentina nel secondo tempo ha meritato il pareggio per quello che è riuscita a mostrare. L’Inter dopo essere andata in vantaggio non è stata determinata nel concludere le occasioni da gol. Ho visto la squadra nerazzurra stanca soprattutto nel reparto offensivo. La Fiorentina sulla carta era inferiore e il campo ne ha dato conferma, ma ha voluto provarci fino alla fine ed è stata premiata”.
Che risposte sono arrivate dal campo?
“Dal punto di vista della volontà di voler uscire da questa situazione ha dato buone risposte. È chiaro perciò che si sono evidenziate delle difficoltà oggettive, dal punto di vista realizzativo che della qualità dei singoli giocatori. Chiesa oltre alla situazione mentale, non mi è sembrato avere una grande condizione fisica. Se poi ci aggiungiamo l’assenza di Ribery e la condizione di Castrovilli che pensavo potesse uscire all’intervallo, è chiaro che si tratta di una situazione un po’ precaria. La Fiorentina ha bisogno di qualche innesto sul mercato per proseguire il percorso di crescita”.
Le due immagini più belle della partita sono il gol di Vlahovic e l’abbraccio con Montella: da allenatore le chiedo che significato hanno?
“È stato un bel gesto del ragazzo nei confronti del proprio allenatore. Vlahovic ha delle qualità importanti ma da solo sin da subito non può sostenere il peso dell’attacco della Fiorentina. Sarà un giocatore di altissimo livello, ma è ancora presto per affidargli il reparto avanzato in una piazza così importante. Con la Roma bisogna fare di necessità virtù e bisogna valutare le condizioni di Chiesa. Per quanto riguarda il futuro della Fiorentina, a partire da dopo la sosta, io credo che affidarsi a Vlahovic sia prematuro, anche se è sicuramente un prospetto interessante”.
Cosa cercherebbe nel mercato di gennaio?
“Una prima punta che abbia le capacità di reggere il peso di una piazza esigente. Un profilo che abbia già esperienza in Serie A”.
Che spiegazione si è dato sul rendimento della Fiorentina in questi primi mesi?
“La Fiorentina ha avuto degli alti e bassi ed era partita abbastanza male, poi si è ripresa facendo delle buone partite dove aveva trovato equilibri e meccanismi giusti. Successivamente delle squalifiche e degli infortuni hanno complicato la situazione a una squadra che comunque è molto giovane. Quando la squadra va in difficoltà in una piazza così esigente, c’è bisogno di esperienza emotiva per reggere alle pressioni. La Fiorentina è stata costruita con giocatori giovani, soprattutto se si guarda a quelli più rappresentativi come Chiesa e Castrovilli, o lo stesso Vlahovic: quando le cose vanno bene i ragazzi si esaltano, ma nei momenti difficili c’è bisogno di giocatori in grado di reggere l’urto”.
Nelle ultime settimane si è parlato anche di Prandelli, come lo vedrebbe un suo ritorno?
“Non penso che Montella abbia moltissime responsabilità. I risultati non stanno arrivando, ma bisogna analizzare anche i tipi di problemi della squadra, considerando gli infortuni e le squalifiche, oltre ai giocatori che formano la rosa. È chiaro che l’allenatore sa che c’è il rischio di essere esonerato, ma lo mette in conto. Per rendere al massimo c’è bisogno di maggiore serenità e di giocatori che gli possono dare quello che chiede. Prandelli è un allenatore in grado di lavorare sia con i giovani che con quelli più esperti e conosce bene la piazza. Prima di rinunciare a Montella però farei un’analisi più approfondita”.
 
												
																					 
																					 
																					 
																					 
																					 
																					 
																					 
																					 
																					 
																					 
																					 
																							 
																							 
																							 
																							 
									 
																	 
									 
																	 
									 
																	 
									 
																	 
														 
														 
														
Di
Mattia Zupo