Rispetto all’anno scorso la Fiorentina ha perso 9 posti nella classifica dei dribbling in Serie A. Senza creare superiorità numerica diventa più dura segnare
Nel calcio, soprattutto quello moderno, creare superiorità numerica è fondamentale. C’è chi la ricerca impostando col portiere rischiando di perdere palla nella propria area di rigore, c’è chi lo fa grazie al fraseggio veloce e chi sfruttando le qualità in dribbling del singolo. Per quanto l’anno scorso la Fiorentina non ricalcasse canoni calcistici esaltanti, alla voce dribbling riusciva comunque a dire la sua.
A CONFRONTO. La Fiorentina chiuse, infatti, al 4° posto assoluto in Serie A per dribbling riusciti, mentre quest’anno è solamente al 13° posto:

Dribbling riusciti 2019-20


Dribbling falliti 2019-20

Dribbling falliti 2020-21
Il tutto per due undici ‘tipo’ non così differenti:
3-5-2 con Dragowski, Chiesa, Milenkovic, Pezzella, Caceres (Igor), Dalbert (Lirola-Venuti), Castrovilli, Pulgar (Badelj-Duncan), Ghezzal , Ribery, Vlahovic (Cutrone), lo scorso anno;
3-5-2 con Dragowski, Venuti (Caceres-Malcuit), Milenkovic, Pezzella, Quarta, Biraghi, Castrovilli, Pulgar (Bonaventura), Amrabat , Ribery (Eysseric), Vlahovic (Kouame), quest’anno.
OK CHIESA, MA GLI ALTRI?. Molto passava dagli strappi di Chiesa, uno dei pochi in grado di partire in velocità saltando l’uomo. Ma gli altri?
Mentre Ribery si conferma nella top 10 assoluta per dribbling riusciti, per trovare altri calciatori della Fiorentina in grado di saltare l’uomo si deve scorrere nell’anonimato: Castrovilli e Bonaventura, ad esempio, sono fuori dai primi 50.

Dribbling riusciti 2020-21
Il 10 della Fiorentina, l’anno scorso, aveva chiuso al secondo posto assoluto per dribbling riusciti:

Dribbling riusciti 2019-20
Salta all’occhio anche il dato di Amrabat, che l’anno scorso nell’Hellas giganteggiava nella mediana di Juric, mentre quest’anno è stato spesso trasparente, per quanto a referto sia al 15° posto assoluto in questa stagione.
PAURE O INVOLUZIONI?. La qualità che sulla carta pareva esserci, soprattutto nelle idee di chi ha allestito la rosa, è invece scomparsa da questa Fiorentina. Senza capire neanche bene il perché. Limiti tecnici e involuzioni, mancata crescita, o solo motivazioni psicologiche e paure?
“Castrovilli deve ritrovare quella voglia di tentare la giocata”, disse del 10 viola Prandelli qualche settimana fa, sottolineando come quella dote di saltare l’avversario in verticale, guardando la porta avversaria, che aveva strabiliato tutti al primo anno di Serie A, fosse venuta meno più per motivi psicologici che tecnici. E se in avvio di stagione, con quei gol tra Torino, Inter e Udinese, aveva lasciato intravedere una crescita nella fase di finalizzazione come gli avevano chiesto Montella prima, Iachini e Mancini poi, è altrettanto vero che la capacità di incidere nel vivo del gioco evidenziata l’anno scorso non la si è quasi mai vista.
Spesso, invece, i dribbling di Ribery sono risultati fini a sè stessi, data l’incapacità della Fiorentina di assistere il francese nella manovra offensiva. Pochi i lampi, poche le combinazioni, con una posizione da parte dell’ex Bayern spesso troppo arretrata.
Sulle corsie esterne non va certo meglio. Non hanno, infatti, il dribbling nelle corde Venuti e Caceres, che si sono spesso alternati sulla destra, mentre qualcosa hanno provato a fare Malcuit e Biraghi, lasciando, tuttavia, praterie alle loro spalle in fase difensiva con più contro che pro.
SENZA SUPERIORITA’. Esito, dunque, automatico: senza riuscire quasi mai a creare superiorità, la Fiorentina fa enorme fatica a vincere, a segnare e a giocare. L’aver scelto di utilizzare un assetto tattico basato sul prima non prenderne per poi provare a darne non ha pagato. Anche perché dietro, a differenza dell’anno scorso, la Fiorentina non sta dando alcun segnale di solidità concedendo gol a ritmi vertiginosi.
PREMESSE VS DURA REALTA’. Che questa rosa, a differenza di quanto credesse chi l’ha allestita, abbia lacune e limiti è ormai cosa evidente. Così come che Iachini non fosse il vero problema per un ‘non gioco’ che poi, col cambio di allenatore, è rimasto tale se non addirittura peggiorato. La realtà ha detto altro. La paura che man mano è andata aumentando ha complicato ulteriormente il tutto, tra chi non si è evoluto, chi si è involuto, chi non sta rendendo e chi sta soffrendo tensioni e responsabilità che denotano la triste sentenza di ‘non essere da Fiorentina’. Che tuttavia, ad oggi, non si sa bene cosa voglia dire visto che per il terzo anno di fila è la stessa Fiorentina a non essere da Fiorentina.
L’assenza, o la scomparsa, di qualità non si è riusciti a colmarla con la quantità. E neanche con le combinazioni rapide, se non in maniera sporadica, come quelle tra Castrovilli-Ribery-Vlahovic col Crotone o Ribery-Bonventura-Ribery col Torino. Dalla ricerca di tale qualità provano a ripartire Prandelli e la Fiorentina, col rientro di Ribery e il ritorno al meglio di Bonaventura a Benevento. Sperando nel rientro anche di Castrovilli. Dalla trasferta di sabato serve tornare con un solo risultato: ottenerlo con dribbling e giocate, o con calcioni e pedate, poco importa.

Di
Gianluca Bigiotti