Davide forse si poteva salvare: la procura dovrà accertare eventuali responsabilità. Gli specialisti: ora serve un cardiologo sportivo.
Ucciso da una patologia cardiaca, non è morto nel sonno e non fosse stato da solo in camera forse si sarebbe salvato, con il defibrillatore o un massaggio cardiaco. La perizia sulla tragedia di Davide Astori, scrive La Gazzetta dello Sport, ha consegnato alcune indicazioni che ora toccherà alla Procura di Firenze confermare per accertare eventuali responsabilità. Davide è dunque morto per tachiaritmia, conosciuta anche come «morte improvvisa». Non si è potuto stabilire se e come ha cercato di chiedere aiuto, essendo solo in camera, di sicuro non ha provato a usare il telefonino.
PERIZIA E CARDIOLOGO SPORTIVO. I due specialisti che hanno eseguito la perizia, Gaetano Thiene e Carlo Moreschi, hanno dunque confermato che c’era una patologia non accertata dagli esami. La domanda di fondo è: sarebbe stato possibile in qualche modo diagnosticarla? Ecco perché i due medici hanno scritto nel referto che ora serve il parere di un cardiologo sportivo.
CASO DA STUDIARE. «Hic est locus ubi mors gaudet succurrere vitae» (questo è il luogo dove la morte è lieta di soccorrere la vita). Per guardare avanti, il professor Thiene si affida a una citazione latina: «Questo caso deve servire come esperienza, bisognerà studiarlo a fondo. La morte improvvisa è complicata da prevenire, spesso il primo sintomo è anche l’ultimo. Il povero Astori non aveva mai avuto segnali e non è morto sotto sforzo». Servono approfondimenti per evitare che casi del genere si ripetano. Aggiunge Thiene: «L’ideale sarebbe avere un defibrillatore anche negli alberghi».
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Redazione LaViola.it