Il brasiliano era partito forte ma è calato nell’ultimo periodo, l’ex viola sta deludendo a Milano. E per entrambi il futuro è un rebus.
Ci sarà Borja Valero che ritroverà Montella dopo gli anni magici tra il 2012 e il 2015, ci sarà Vecino che tornerà al Franchi e riabbraccerà Pradè, che lo portò in Italia nel 2013. E poi ci saranno loro, i terzini che si sono scambiati maglia in estate sperando in futuro migliore. Che voleva dire giocare di più in un caso, e misurarsi in palcoscenici più importanti in un altro. Dalbert Henrique e Cristiano Biraghi, sfida incrociata sulle rispettive fasce mancine contro le recenti ex squadre. Con il futuro che, per entrambi, è tutto da scrivere.
PERPLESSITA’, ASSIST E DIFFICOLTA’ GENERALI. Da una parte Dalbert. Il brasiliano che ormai all’Inter era chiuso, e che ha scelto Firenze per rilanciarsi (dopo le sirene di un ritorno in Francia in estate). Le prime perplessità, i dubbi e un ruolo subito da titolarissimo per Montella: subito dal 1′ dopo la sosta di settembre, ha sempre giocato per intero tutte e 13 le restanti partite di campionato. Così come in Coppa Italia, sostituito solo nei 10′ finali per un acciacco fisico. Fondamentale nel 3-5-2 allestito dall’allenatore nella prima parte di campionato: grande corsa, qualità da rivedere ma anche quattro assist già all’attivo. Poi anche Dalbert è stato inglobato nelle difficoltà viola: a volte più bloccato con la difesa a quattro, qualche traversone sballato di troppo, non sempre preciso nelle chiusure difensive e via a qualche critica dai tifosi. Normale, come quelle rivolte praticamente a tutti i compagni, per una squadra che ha perso 4 partite di fila e non vince in campionato da fine ottobre.
ASPETTATIVE E FISCHI. Dall’altra parte Biraghi. Ha fatto di tutto per tornare all’Inter, lui che era cresciuto nel vivaio nerazzurro ed era passato prima dal Pescara poi dalla Fiorentina per imporsi in Serie A. E conquistare la Nazionale in un momento avaro di terzini mancini. Aveva rifiutato il Milan nell’estate 2018, è voluto rientrare in nerazzurro lo scorso agosto. Tanto da restare fuori nelle prime partite stagionali in viola. “Milano e l’Inter sono casa mia. Ma Firenze e la Fiorentina non sono state e mai saranno una tappa di passaggio. Sono stati due anni esaltanti e difficili, di spensieratezza e di grande dolore. Sono stati gli anni in cui mi sono realizzato pienamente come calciatore e come uomo. Firenze rimarrà sempre la mia seconda casa“, scrisse Biraghi al momento dell’addio. Doveva rappresentare, per Conte, l’alternativa ad Asamoah a sinistra: da metà ottobre ha poi giocato da titolare 6 partite di campionato e 3 di Champions sulle 12 totali. Ma sul campo il rendimento non è stato come sperato, tanto da attirarsi i mugugni e i fischi di San Siro. Mentre già a gennaio l’Inter pensa al mercato sulla sua fascia, con obiettivo primario un altro ex viola come Marcos Alonso, pupillo di Conte al Chelsea.
PRESTITO SECCO. Dopo le aspettative estive, insomma, momento delicato per entrambi. Soprattutto di squadra per Dalbert, personali per Biraghi (al centro anche delle polemiche sui presunti parastinchi ‘fascisti’). E per entrambi il futuro è un rebus. Tutto da decifrare. Il brasiliano è arrivato in viola in prestito secco, senza opzione di riscatto. Ricordando l’operazione Gerson di un anno fa. “E’ arrivato con la formula del prestito secco perché c’erano delle pendenze in sospeso nel contratto tra Inter e Nizza”, disse Pradè in presentazione. “Ma c’è un gentlemen agreement sia con l’Inter che con il calciatore di ridiscutere a fine stagione e di darci la priorità”. L’Inter pagò il brasiliano 20 milioni più cospicui bonus (e 10% su futura rivendita) dal Nizza, facile pensare che un eventuale riscatto viola dovrebbe basarsi su ben altri presupposti.
RISCATTO? Biraghi invece ha fatto la tratta opposta, Firenze-Milano, in prestito con diritto di riscatto a una cifra vicina ai 12 milioni. Cifra che pareva presupporre una conferma scontata a fine stagione, ma il rendimento del terzino sul campo fin qui non pende a favore della sua permanenza in nerazzurro. E tutto potrebbe tornare così in discussione a fine anno. Con intreccio inevitabile con la situazione Dalbert. L’avversario che domenica guarderà da lontano, sulla fascia opposta. Con un obiettivo comune: fare uno ‘scherzetto’ alle rispettive ex squadre. E guadagnarsi una conferma per il futuro.
Di
Marco Pecorini