Editoriali

Pana e Juve, in palio c’è la sopravvivenza. Se domani è una finale lo si dimostri con l’atteggiamento

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Il concetto di “settimana decisiva” nel calcio è tanto stucchevole e ripetitivo quanto appropriato, soprattutto quando ci si avvicina alle ultime fasi della stagione. Purtroppo per la Fiorentina, la grande settimana decisiva arriva a marzo. In palio non ci sono né trofei né lotte per l’altissima classifica, bensì la sopravvivenza.

ULTIME SPIAGGE. Panathinaikos prima e Juventus poi. Ottavi di ritorno di Conference League e sfida d’alta classifica in campionato. Domani la Fiorentina si gioca una finale, una di quelle che servono per accedere ad altre eventuali finali. Concetto contorto, con il quale ormai avrete imparato a familiarizzare. Domenica (ore 18) i viola si giocano la possibilità di rimanere aggrappati alla lotta per le prime sei-sette posizioni. Posizioni dalle quali la Fiorentina sta inesorabilmente scivolando via. Per questo il big match di domenica, visto anche il calendario in salita, ha il sapore dell’ultima spiaggia. 

Ecco perché parliamo di una lotta per la sopravvivenza. In caso di risultati negativi, i viola si ritroverebbero fuori dalla Conference League e praticamente fuori dalla lotta per le posizioni europee in campionato, non avendo più nulla da chiedere agli ultimi due mesi stagionali. Una settimana positiva rilancerebbe la Fiorentina, che potrebbe continuare a lottare per i propri obiettivi, sebbene la strada del campionato si sia complicata tremendamente in virtù delle ultime settimane avare di risultati.

CERCASI IDENTITÀ. Le difficoltà della Fiorentina attuale sono sotto gli occhi di tutti. Sperare che improvvisamente si trasformi in una squadra bella da vedere e senza problemi vuol dire esagerare con le dosi di ottimismo. Tuttavia, ci si può almeno augurare che la stagione non sia finita a marzo. Andiamo con ordine. Nonostante i palesi limiti mostrati, nonostate la sconfitta all’andata, questa Fiorentina ha la possibilità di superare gli ottavi di Conference. Anche con Palladino alla guida.

Il tecnico viola gode di una popolarità che a Firenze rasenta lo zero. E ci sono delle ragioni ben precise, che hanno a che fare non solo con i cattivi risultati – non ci si può più nascondere neanche sotto l’ombrello della classifica, avendo i viola ormai dilapidato il vantaggio generato dalle 8 vittorie consecutive –, ma di come questi stiano arrivando. La Fiorentina è una squadra alla quale manca un’identità di gioco che non si limiti all’aspettare gli avversari e ripartire. Tuttavia, ormai non riesce più a mettere in pratica in maniera efficace nemmeno questo piano partita. A Napoli, nonostante il pullman piazzato davanti alla porta nel primo tempo, la squadra di Conte ha creato tantissimo. Meglio nella ripresa, quando la Fiorentina (guarda un po’) ha cercato di giocare, alternando ai soliti lancioni per Kean anche qualche manovra più ragionata e, soprattutto, qualche pressione alta in più. Lasciamo perdere le dichiarazioni post partita di Palladino e Marì: auguriamoci che siano state volutamente ultra-ottimiste per proteggere il gruppo in vista della già citata settimana decisiva.

UNA FINALE? VEDIAMO. Non si può pretendere che Palladino si trasformi in un esteta del calcio alla De Zerbi in pochi giorni – sebbene queste vette di bruttura a Monza non si erano mai viste –, ma ci si può augurare che alla ormai consolidata filosofia di gioco basata sul blocco basso si alterni anche qualcos’altro. Anche perché, pure grazie agli arrivi di gennaio, questa squadra ha i giocatori per mostrare qualità nel palleggio.

Soprattutto, auspichiamo tutti che la squadra scenda in campo con la giusta intensità. E che la mantenga per tutta la partita. Da settimane, se non per qualche breve sprazzo di partita, ci ritroviamo costantemente a commentare una Fiorentina molle, rinunciataria, che perde quasi tutti i contrasti. Se davvero il tecnico viola e il gruppo squadra, che sembra ancora con lui, ritengono che quella di domani sia una finale, lo dimostrino quantomeno con l’atteggiamento. Non potremo chiedere il bel calcio, ma almeno un atteggiamento più attivo, questo sì.

Ovviamente, questo vale per la partita di domani, ma anche per quella che è sempre stata “La Partita”, ovvero quella con la Juventus. Un match di cui oggi si può parlare poco, perché subirà inevitabilmente le conseguenze del risultato col Panathinaikos. Spesso però, quando si parla di Fiorentina-Juve, si dice che è una di quelle sfide che si preparano da sole. Ecco, in una settimana con una finale anticipata e la partita storicamente più attesa dalla piazza, la Fiorentina è all’ultima chiamata.

Infine, visto che si è parlato di sopravvivenza (ovviamente sportiva), il concetto non può che riguardare anche l’allenatore, che si gioca tantissimo in questi due incontri. Anche in caso di una malaugurata doppia debacle, non sembra avere molto senso prendere in considerazione l’esonero di Palladino. A marzo si cambia guida tecnica solo se succedono disastri con la società oppure se la squadra sta rischiando di retrocedere. Non è il caso della Fiorentina. Se si voleva cambiare, andava fatto prima. La scelta più saggia, ad oggi, è valutare il lavoro di Palladino a fine stagione. Inutile dire che una sua riconferma passa da questa, indovinate un po’, settimana decisiva. E ci auguriamo da diverse altre.

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