L’esperto portiere spagnolo chiamato sia a difendere la porta viola sia a trascinare un gruppo ancora a caccia della prima vittoria stagionale
Per ingranare la marcia, alla Fiorentina serve prima di tutto la spinta dei propri leader. Uno dei quali è per forza di cose David De Gea. Il trentatreenne spagnolo ha portato con sé un bagaglio d’esperienza inestimabile. Scrive il Corriere dello Sport-Stadio.
Più di quattrocento partite con la maglia del Manchester United (il calciatore non britannico con più presenze in Red Devils) ed oltre cento apparizioni nella propria nazionale, fra giovanili e prima squadra. Due Mondiali e due Europei, da naturale successore di un’istituzione come Iker Casillas.
Per non parlare della considerazione internazionale che si è meritato: nel 2010 è stato inserito nella lista dei migliori calciatori nati dopo il 1989 stilata da Don Balón. L’Atletico Madrid nel 2011 incassò 25 milioni di euro dalla sua cessione in Premier League, cifre che tredici anni fa muovevano solo i cosiddetti top players.
PORTIERE TITOLARE
La scelta della Fiorentina di ingaggiare De Gea si traduce nella volontà di consegnargli le chiavi della porta che negli ultimi anni era stata difesa con sostanziale equilibrio da Pietro Terracciano. Un po’ per merito dell’ex Empoli e un po’ per demerito dei suoi concorrenti: Bartlomiej Dragowski, Pierluigi Gollini, Oliver Christensen.
La presenza di De Gea dal primo minuto a Bergamo non è passata inosservata: era la prima da titolare in campionato. Come se la gerarchia, dopo avere impiegato il classe 1990 sempre in Conference League, fosse già definita. Il suo primo tempo contro l’Atalanta non è sembrato indimenticabile, ma nella ripresa ha salvato la squadra viola in almeno tre occasioni. Anche se col senno di poi è servito a poco.
Di
Redazione LaViola.it