Editoriali

Palladino riparte dalla difesa, ma il modulo non è il ‘vero’ problema. Spazio alle ‘riserve’ per trovare sorrisi in Europa

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Pochi rischi dietro, ma troppa fatica davanti: vecchi problemi e l’allarme di un ‘senatore’ del gruppo. Ora la Conference per ritrovare sorrisi

Un altro pareggio, il 6° in otto partite stagionali. Il punto di Empoli lascia l’impressione di una Fiorentina ancora in forte ricerca di sé stessa, con distanze da trovare, affinità da completare tra i singoli e tra i reparti. Le zero parate di Vasquez hanno riacceso i campanelli d’allarme sulla fase offensiva. Viola a secco come contro il Venezia, ma i 7 gol segnati nelle prime 6 giornate di campionato raccontano anche altro. Perché di questi 7 gol ben 6 sono arrivate su palla inattiva, e solo uno (quello di Kean a Bergamo) su azione manovrata. Come a sottolineare le grandi difficoltà della Fiorentina nel proporre gioco.

NON BASTA. Raffaele Palladino è ripartito dalla difesa. E dalla fase difensiva in generale. L’aveva elogiata per i (presunti) progressi già dopo la sosta contro l’Atalanta (quando pure prese 3 gol e rischiò di prenderne altri 4 o 5 nella ripresa), stavolta i frutti dicono di zero gol subiti e un solo tiro in porta neutralizzato senza troppa fatica da De Gea. Ma ad Empoli, contro una squadra che comunque è andata vicina alla porta con i vari Colombo ed Esposito, non può bastare. Normale, ovvio, pieno di casi precedenti che una squadra in difficoltà riparta dalla fase difensiva. La Fiorentina che ha preso imbarcate su imbarcate contro tutti fino a un paio di gare fa non è proponibile o presentabile, perché vanifica anche quel che c’è di buono. Ma i problemi di questa squadra sono (anche) altri.

POCO GIOCO. E vanno oltre i numeri e i moduli tattici. A 3 o a 4 cambia, sì, perché l’assetto riproposto ad Empoli, al netto dell’avversario, sembra dare in questo momento più garanzie. I terzini partono più bassi anche se poi hanno facoltà di arrivare in fondo al campo, i due mediani danno più copertura, soprattutto c’è l’aiuto anche dei due esterni alti. Ma la grande difficoltà di questa prima Fiorentina di Palladino è nel proporre gioco. Nell’avere un’identità di squadra. Non ci sono movimenti sincronizzati che riconosci come marchio di fabbrica, se non i lanci lunghi a cercare Kean o qualche verticalizzazione verso la trequarti, che però pochi giocatori sono precisi nel realizzare. La squadra è al completo da meno di un mese, vero, ma qualcosa si sarebbe dovuto già vedere. Invece poco o nulla da questo punto di vista.

IL MESSAGGIO DI KOUAME. Contro la Lazio la svolta nel secondo tempo non è arrivata tanto nella tattica, quanto nella testa. Coraggio, voglia di provare la giocata, di dialogare con i compagni: questo ha dato il via ad una ripresa tutta diversa. Ma contro l’Empoli si è visto poco di tutto ciò: giocate semplici, pochi scambi, uno-due, inserimenti. D’accordo che non è facile per nessuno giocare contro una squadra che chiude ogni spazio, ma la Fiorentina ha creato solo (e poco) con giocate estemporanee dei singoli. Non basta e non può bastare. Lo ha fatto capire anche uno che contro l’Empoli è stato capitano, Kouame, tra i veterani dello spogliatoio: “Dobbiamo cercare di giocare di più insieme. Certe volte siamo arrivati davanti e c’era la possibilità di giocare per l’altro ma abbiamo fatto scelte individuali. Sono uno dei più anziani di questa squadra e se posso parlare lo faccio. Dobbiamo aiutare i nuovi a stare bene quando sono in campo, che abbiano fiducia in noi. In questo gioco bisogna aiutarsi uno con l’altro”. Messaggio chiaro.

LA 4° PEGGIOR PARTENZA. Con 7 punti nelle prime 6 partite quella di adesso è la quarta peggior partenza in campionato nell’era dei tre punti a vittoria. Peggio solo due anni fa, 2022/2023, e nel 2004/2005, anno del ritorno in Serie A con 6 punti, e nel 2010/2011 con 5 punti. Invece 7 punti come adesso erano stati fatti nel 2020/2021 con Iachini (portò poi all’esonero), nel 2017/2018 con Pioli, nel 2001/2002 con Mancini, nel 2000/2001 con Terim e nel 1997/98 con Malesani. Diverse le squadre ancora in difficoltà e una classifica che non può ancora preoccupare in termini di punti, ma è chiaro che servirà un deciso cambio di tendenza. E domenica prossima al Franchi arriverà il Milan.

RITROVARE SORRISI. Nel mezzo la sfida di Conference contro il The New Saints. Una squadra in zona playoff nel campionato gallese, ma con valori ben diversi da quelli teorici della Fiorentina. Per farsi un’idea, totalmente fredda, su Transfermarkt la rosa della Fiorentina è valutata 270 milioni, quella del TNS solo 2,7 (ben 100 volte meno, il giocatore più prezioso è il 30enne McManus, attaccante). Solo Infantino, per valore stimato, vale di più di tutta la rosa dei gallesi. Chiaro che però in campo dovrà andare una Fiorentina con la giusta mentalità, già si è visto con la Puskas Akademia cosa può accadere a sottovalutare un avversario anche se ben inferiore. Un’opportunità per rivedere tanti giocatori che hanno raccolto fin qui briciole di minutaggio, come Kayode e Parisi, o per far inserire alcuni nuovi, come Moreno e Richardson, o ancora per dare spazio ai vari Beltran e Ikonè. La difesa sarà da inventare, senza gli squalificati Quarta, Ranieri e Comuzzo e con Pongracic non al meglio. Ma l’occasione è importante per ritrovare qualche sorriso e qualche certezza da riportare sul campionato.

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