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Palladino è sotto esame: contro la Lazio non può sbagliare

Palladino - Fiorentina

Il tecnico viola non è partito certo nel migliore dei modi e ora cerca risposte per dare continuità al proprio lavoro e dare ossigeno alla classifica

Un esame per la Fiorentina, un esame per Raffaele Palladino: e le due cose non c’è verso che possano andare separate, anzi se possibile la partita contro la Lazio di domani è più un test per l’allenatore campano: che della squadra viola è il responsabile e come tale si prende tutti gli onori e gli oneri. Scrive il Corriere dello Sport-Stadio.

Chiaro che in questo momento, dopo cinque pareggi e una sconfitta, la qualificazione ai playoff di Conferenze League solo ai calci di rigore contro l’Akademia Puskas a cui sono stati concessi quattro gol tra andata e ritorno, una sofferenza inverosimile in Ungheria, tanti ringraziamenti a De Gea, un palo e una traversa, dopo molti dubbi sul gioco, sul modulo, sul rendimento e sull’utilizzo tattico e non di alcuni calciatori in rosa, sono senza dubbio più gli oneri.

Ecco perché se è un esame per la Fiorentina, il primo chiamato a superarlo è proprio Palladino. C’è però un Franchi pronto a spingerlo, i tifosi e la situazione impongono una svolta: nel gioco e nella capacità del tecnico campano di assestare quell’energia che permetta alla Fiorentina di scrollarsi di dosso tante incertezze.

TRACCE DI VIOLA

Niente però di nuovo sotto il cielo di un tecnico giovane (classe 1984), che ha appena due anni di panchina in Serie A alle spalle, che in estate comunque ha fatto un salto impegnativo da Monza a Firenze dove ci sono altre aspettative e altre pressioni, che si è portato dietro molte delle idee – se non tutte – con cui aveva conquistato buoni risultati e più di un estimatore, salvo poi rendersi conto che a Firenze per ora non stanno funzionando come funzionavano a Monza.

Nella difesa a tre, nelle connessioni tra i tre centrali e i due esterni con indicazioni che disorientano invece di aiutare chi è chiamato a metterle in pratica, nelle scelte dei singoli e soprattutto come e dove (Biraghi schierato nella difesa a tre, Ranieri centrale dei centrali per dirne due) che non hanno convinto nemmeno un po’ e non è una sensazione ma un’evidenza del campo.

Al netto del mercato condensato in buona parte nei giorni finali, che non l’ha certo facilitato al pari di quasi tutti i suoi colleghi, e al netto di tutto ciò che ne è conseguito nella costruzione di una squadra completamente nuova cercando di legare al meglio undici acquisti e dodici cessioni, con le risorse umane e tecniche di cui già poteva disporre dal debutto a Parma a domenica scorsa, ci si aspettava di vedere molto più la mano di Palladino. Un’altra mano.

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