Dieci gol presi in sei partite sono un campanello d’allarme. Il tecnico “contento della fase difensiva”, ma urge qualcosa di diverso
Le parole di Raffaele Palladino dopo la sconfitta di Bergamo hanno fatto parecchio discutere. In una città come Firenze, che già aveva bacchettato a dismisura uno come Italiano per la sua difesa ad oltranza di squadra e prestazioni, anche nelle serate più brutte, le dichiarazioni dell’allenatore campano hanno subito acceso le polemiche. Ci vuole calma, in un calcio (e in un mondo) che calma non ce l’ha. Anche perchè le partite passano, i punti vanno via e a metà settembre ci si trova già a rincorrere. Con la sensazione che questa Fiorentina di lavoro debba ancora farne parecchio per avere una fisionomia da squadra vera.
TROPPO POCO. Insomma, chi si aspettava dopo la sosta una Fiorentina subito protagonista è rimasto deluso. Speranza comune, infranta dalla realtà dei fatti. Qualcosa c’è da dire, con onestà, che si è visto. Perché sul campo di un’Atalanta forte e ferita la squadra di Palladino ha tenuto botta, gestito bene il campo, attaccato e difeso discretamente per 44 minuti. Ma si è sciolta come neve al sole sugli episodi del finale del primo tempo, non riuscendo poi a contro-rimontare come aveva fatto in altre gare precedenti. L’allenatore aveva cambiato modulo, inserendo un centrocampista in più al posto di un trequartista: più equilibrio, pochi spazi tra i reparti, coperture in mezzo e sulle fasce. Ma alle prime crepe (sulle inventive di Lookman) il fragile muro viola si è sgretolato ancora una volta.
IN DIFESA. “Per 44 minuti abbiamo fatto una grandissima prestazione mettendo in difficoltà l’Atalanta. Sono contentissimo della prestazione dei ragazzi, prendo tanti spunti positivi: è la miglior partita da quando sono qui e ho fatto i complimenti alla squadra”, le prime parole post partita di Palladino. Che poi ha aggiunto: “Io sono molto contento della fase difensiva di oggi. Abbiamo concesso poco, difeso da squadra. Vanno fatti i complimenti anche se usciamo con una sconfitta”. Ecco, magari toni meno entusiastici sarebbero andati bene lo stesso. Perché il primo tempo la Fiorentina, è vero, ha concesso il giusto, ma l’Atalanta ha segnato comunque tre gol. E nella ripresa poteva farne tranquillamente altri 4 o 5. In un momento non facile l’allenatore ha deciso di usare pubblicamente la carota, piuttosto che il bastone. Normale, comprensibile, comune a tanti tecnici. C’è da fare gruppo, difendere i singoli e la squadra, ma anche il lavoro portato avanti al Viola Park che, se non accompagnato dai risultati, rischia altrimenti di essere ancor più in salita.
CORRETTIVI. Non è vedere il calcio con il paraocchi, ma prendere quel poco di buono che c’è per migliorare. Serve farlo in fretta. “Abbiamo iniziato adesso a lavorare con tutti i ragazzi, ci vuole un po’ di tempo. E’ compito mio migliorare certi errori che adesso stiamo pagando”, ha continuato Palladino. “Vedo crescita, una grande prestazione contro una grande Atalanta. Abbiamo lavorato tantissimo sulla fase difensiva, prima a livello individuale e poi a livello di squadra. È un percorso che stiamo facendo insieme, l’anno scorso questa squadra difendeva a 4 e quest’anno a 5, difendeva di linea invece ora sui riferimenti. Ma ho visto miglioramenti. Stiamo pagando piccoli dettagli, che poi diventano grandi dettagli perché si prende gol. Ci sono letture che bisogna migliorare”. I primi correttivi il tecnico ha già provato a metterli, con un centrocampista in più. Serve forse anche altro, in attesa di tempi migliori.
MODULO E UOMINI. In tanti invocano già il ritorno alla difesa a 4. Lo ha ribadito anche Pradè l’altro giorno, lo stesso Palladino ha confermato anche a parole di non essere un tecnico integralista. Vedremo, anche se l’impressione è che ancora per un po’ si andrà avanti su questa strada, per non perdere quei piccoli progressi che ci sono stati (e si sono visti solo in parte). Poi, in tempi brevi, bisognerà capire se Ranieri potrà davvero fare il centrale della difesa a tre, se Biraghi può essere adattato alla lunga a sinistra. E se Pongracic potrà davvero essere quel leader difensivo per cui è stato pagato tanto e preso al posto di Milenkovic. Gli errori dei singoli vengono evidenziati perché in pochi stanno rendendo sui livelli sperati, condizionando anche i compagni. Dopo tre punti in quattro giornate, contro la Lazio serve una prova complessiva diversa, per non allungare la serie negativa.
DA SALVARE. Chiusura però con qualche nota positiva. Perché tutto da buttare non è. A partire dal centravanti, che si sbatte, crea gioco e segna. Quattro gol con la Fiorentina, cinque compresa la Nazionale: Moise Kean è l’attaccante che serviva da due anni e mezzo. Taglia in profondità, fa salire la squadra, dialoga con i compagni. E segna, soprattutto. De Gea non è andato benissimo sul secondo e terzo gol di Bergamo, ma ha poi tenuto a galla la Fiorentina nella ripresa. Gosens in fascia è un fattore, fisicamente imponente e bravo a dar peso anche in area di rigore. Piccole certezze su cui appoggiarsi. E poi, finalmente, può arrivare il momento di Gudmundsson. Con la ripresa degli allenamenti si dovrebbe finalmente rivedere in gruppo, un valore aggiunto che può far svoltare la Fiorentina non solo in zona offensiva.
Di
Marco Pecorini