Viola in campo questa sera per il ritorno del playoff di Conference League: unico risultato possibile la vittoria
Quell’errore di iniziale sottovalutazione fatto all’andata a Firenze non andrà più messo in atto: giocano quelli più forti, quelli da «usato sicuro», se poi saranno i più in forma, beh, questo lo deve scegliere sempre Palladino. Scrive La Gazzetta dello Sport.
Che, frettolosamente, per ora è stato etichettato (ma basta una sola vittoria pesante per toglierla), Mister X, perché c’è stato il 3-3 dell’andata con i sorprendenti ungheresi, ma pure due pareggi contro due squadre neo-promosse (Parma e Venezia in casa), incontri che potevano dare l’effetto-decollo e che invece hanno incollato la Viola nel Paese dei dubbi.
La «Pancho Arena» a Felcsut (città a 90 chilometri da Budapest in cui c’è ancora la casa-Natale del primo ministro Orban) ha 3.800 spettatori, più della popolazione (2.200 abitanti) censita di recente: stadio «chic» (ideato dall’architetto magiaro Makovecz), bella «chicca» per chi ha da portare in giro il nome di Ferenc Puskas (che in Spagna, ai tempi del Real, chiamavano Pancho: da qui «Pancho Arena») e che per ora guida il campionato magiaro, terra di grandi solisti.
Ecco, qui Palladino è davanti alla notte delle notti: sua, soprattutto. Cominciare l’avventura viola con una Conference da fare sarebbe meglio. Molto meglio del contrario. «Come sta la squadra – dice il tecnico viola -? Tutti dentro e concentrati: chi è qui ci tiene a passare il turno e alla Fiorentina. Chi non c’è, non è afflitto da influenza, ma è coinvolto in situazioni di mercato». Quindi Barak, per esempio.
Ma anche Amrabat, col mercato turco (lo vuole Mou) che però chiuderà più avanti. «Sofy? Il mercato ci può disturbare, ma non ci deve toccare: lui è qui ed è un grande professionista».
Di
Redazione LaViola.it