Nessuna vendetta, al limite amicizia. E quella dolce sensazione di tornare ad assaporare ciò che è stato tuo per un po’: senza rancori e con affetto immutato. Il Genoa per Giò Simeone è stato un ponte in grado di proiettarlo, da protagonista, nel calcio europeo. Il club lo ha portato in Italia, coccolato, lanciato. Lui ha risposto con 12 gol in campionato (13 in totale) decisivi per la salvezza e un impegno totale. Un vantaggio reciproco proseguito in estate. Visto che il Genoa cedendolo per 15 milioni (più tre di bonus) ha realizzato una bella plusvalenza e lui ha coronato la propria ambizione. «Volevo solo la Fiorentina, ho aspettato tutta l’estate anche con un po’ di ansia», ha detto in una recente intervista.
Giò Simeone non è tipo da vergognarsi nel mettere in piazza le proprie emozioni. O passioni. Dalla meditazione all’avvicinamento alla religione buddista, molte abitudini del Cholito sono emerse pubblicamente. Ragazzo squisito, educato, gentile. La grinta e il furore li mette tutti in campo, correndo e rincorrendo. A Firenze lo vorrebbero cecchino in area di rigore. Contro il Napoli, ad esempio, a livello di prestazione Giò è stato bravissimo. Al momento della conclusione però, si è incartato un paio di volte davanti a Reina. Fa parte del percorso di crescita ed è logico sia così.
«Voglio fare più gol dello scorso anno», l’obiettivo sbandierato a inizio stagione. Minimo 13 centri quindi. Impresa non impossibile. Domani Simeone giocherà titolare per la diciassettesima volta in questo campionato su 17 partite. Sempre partito dal primo minuto nonostante la concorrenza di uno come Babacar (schierato titolare solo in Coppa Italia). Lo scorso anno il centravanti argentino fece piangere la Fiorentina, segnando due gol al Franchi da avversario in una sfida terminata poi 3-3. Adesso vuole restituire il favore, magari trovando la prima doppietta con la nuova squadra.
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Redazione LaViola.it