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Il PAGELLONE DI VI.IT, società e tecnico: Italiano top. Commisso e dirigenza finalmente sufficienti

Fine anno, tempo di pagelle per la Fiorentina. Avanti con società e tecnico: Italiano top. Commisso e dirigenza finalmente sufficienti

Il vero artefice di questa rinascita viola ha un nome e un cognome: Vincenzo Italiano. La società ha avuto il merito di puntarci, con altre battaglie che iniziano a vedere muoversi qualcosa. Ora il mercato di gennaio, con Ikoné che potrà andare a colmare delle falle rimaste tali dall’estate. La strada intrapresa è quella giusta, finalmente. Via con i voti:

COMMISSO/BARONE, voto 6.5 Il periodo di assestamento, con errori e scelte sbagliate, pare essere terminato. Stavolta la strada intrapresa sembra essere davvero quella giusta, e dopo la rottura con Gattuso non era scontato. Bravi in società ad aver puntato su un allenatore ideale (forse anche più di Gattuso) per il momento storico che stava attraversando la Fiorentina, che doveva ricostruire identità e riportare entusiasmo. Bravissimi nel ‘denunciare’ situazioni poco chiare attorno al mondo dei procuratori, da Mendes a Ramadani fino a Ristic, con alzate di voce su tematiche che col passare dei mesi hanno visto tutti i più importanti media, oltre alle autorità competenti, iniziare a voler fare chiarezza, così come sul tema dei bilanci, continuando da sempre a sottolineare l’esigenza per il sistema calcio di regole che siano uguali per tutti e che, soprattutto, vengano rispettate da tutti. Qualcosa, su questi argomenti, si sta muovendo. Nel frattempo il Viola Park è ormai quasi realtà, nonostante le mille difficoltà burocratiche e i costi che sono via via lievitati. Sarà il centro sportivo più grande d’Italia, che per la prima volta unirà tutte le formazioni della Fiorentina, dai più giovani alle donne. “Se mi avessero lasciato fare lo stadio come volevo io, adesso saremmo già a metà…”, su questo, invece, la burocrazia è stata più ‘forte’. La gestione del caso Vlahovic poteva forse essere portata avanti in maniera differente. Il rendimento sul campo del serbo, tuttavia, non ne ha risentito più di tanto, anzi. Il mercato estivo ha lasciato qualche falla, ma aver preso Ikoné ancor prima della fine del 2021 è un chiaro indizio che il percorso di crescita continua.

PRADE’/BURDISSO, voto 6.5 Se la Fiorentina è in lotta per l’Europa vuol dire (anche) che: 1)Italiano è stato una scelta giusta. “Se abbiamo preso Italiano molto lo dobbiamo a Pradè”, disse Commisso. 2) La rosa che era stata costruita non era tutta da buttare, visto che sette/otto undicesimi sono gli stessi dello scorso anno (Bonaventura, Duncan, giusto per fare degli esempi) 3)Torreira sta facendo la differenza, e se è arrivato molto è merito di Pradè (“nelle ultime settimane ho sentito più volte Pradè di mio padre”, disse l’uruguaiano). Non solo per quanto detto sopra, ma anche per questo. Kokorin? Un errore averci puntato ed insistito, così come non aver preso un altro esterno forte che voleva Italiano. I tanti altri commessi nel recente passato non saranno cancellati da pochi mesi di buone cose, che tuttavia vanno sottolineate, come aver preso Maleh per pochi spiccioli, Terracciano e aver voluto controriscattare Sottil. Quanto abbia pesato sull’arrivo di Ikoné lo si potrà capire più avanti. Dall’estate scorsa è subentrato nell’organigramma anche Burdisso, tra i fautori del colpo Gonzalez. Aver messo per primi gli occhi su Alvarez, come ha fatto lo stesso argentino prima che la concorrenza si moltiplicasse, potrebbe rivelarsi un iter fruttuoso nel prossimo futuro.

ITALIANO, voto 7.5 Il vero artefice della rinascita della Fiorentina è lui. Dopo anni di non gioco è riuscito a dare un’identità forte ad una rosa che per larga parte è la stessa dell’anno scorso, quella stessa che non riusciva a tenere tra i piedi un pallone o a fare due passaggi di fila e che adesso è tra le migliori per possesso palla e che diverte. Ai limiti del devastante in casa, dopo anni di partitacce, con gare esaltanti come quelle con Milan, Spezia, Cagliari ed altre, in cui la Fiorentina ha creato più palle gol che in tante partite messe assieme del recente passato. ‘Difendere bene, attaccare benissimo’ è stato il suo mantra fin dal primo giorno di lavoro. Con le idee ha saputo trascinare tutti i giocatori della Fiorentina a seguirlo quasi ciecamente, ricevendo grande disponibilità anche nell’adattamento ad altri ruoli. Con coraggio ha trasformato una rosa che stava chiusa dietro, pensando prima a non prenderne per poi eventualmente provare a darne, ad una che pressa e difende altissima. Il tutto con rigidi dettami da seguire, quasi in maniera maniacale, sia dietro che davanti. Se la Fiorentina è ad oggi in lotta per un posto in Europa molto lo deve a lui, con anche qualche rammarico per alcune partite in cui il risultato non ha premiato la prestazione (Inter, Juventus, Lazio, Sassuolo, Empoli). Qualcosa l’ha anche sbagliata, sia chiaro. La gara di Venezia su tutte, con Amrabat in regia ed altre scelte nell’undici iniziale che non hanno pagato (anche col Verona). Col passare delle settimane ha saputo correggere alcune lacune, come sulla linea del fuorigioco dietro o sul saper sfruttare le capacità di Vlahovic: “Abbiamo avuto un periodo in cui facevamo fatica a servirlo”, sottolineò Italiano qualche settimana fa, poi la musica è cambiata. Diversi i passi in avanti evidenziati dalla sua Fiorentina anche dal punto di vista del carattere, con la squadra che ha iniziato a sapersi gestire anche nelle energie durante le partite, così come nelle reazioni dopo un gol subito, riuscendo anche a rimontare, tutti elementi in cui, per la prima metà di stagione, aveva evidenziato delle difficoltà.

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