Fiorentina sconfitta a Bologna. Determinante una non chiamata arbitrale di Orsato, ma al Dall’Ara sono emersi i problemi cronici di questo inizio stagione
Il confine sottile tra la rabbia e l’amarezza lo varca Daniele Pradè a fine partita. Sfogo contro l’arbitro Orsato e tirata d’orecchie generali alla squadra. Perché la decisione dell’arbitro di Schio di non fermare Kasius per un fallo netto su Quarta è incomprensibile, ma è altrettanto difficile spiegare cosa stia succedendo alla Fiorentina, irriconoscibile rispetto a quella che aveva, seppur nelle difficoltà del girone di ritorno, convinto tutti la scorsa stagione per voglia, attaccamento alla maglia e unione per raggiungere l’obiettivo finale.
Oggi la Fiorentina è una squadra con poche idee, poco piglio in campo, poca gamba. Vero, la decisione di Orsato ha complicato un pomeriggio che poteva avere un finale diverso, ma le difficoltà della Fiorentina vanno oltre un episodio. La difficoltà a segnare rimane, così come rimangono degli abbagli dei singoli. Talvolta l’uno, talvolta l’altro. A Bologna è toccato ad Igor spalancare la strada a Barrow per il gol del pareggio. Giocata supponente, sintomo di poca lucidità, quando bastava intervenire in un modo più deciso.
Italiano, seccato (ed è dir poco) si è preso le colpe. “Non riesco a trasmettere ai giocatori il senso del pericolo”. E’ un fattore, così come sono un fattore i tantissimi infortuni che sta patendo la Fiorentina. E pensare che lo scorso anno la squadra viola è quella che ne ha subiti di meno a livello muscolare. Adesso Italiano è costretto a ‘regalare’ agli avversari i giocatori più forti della rosa. Gonzalez, lo stesso Milenkovic, ora anche Dodo. Ma a loro si aggiungono gli acciacchi che più o meno hanno avuto in tanti, quasi tutti. Di Duncan, che pure nelle rotazioni di centrocampo servirebbe come il pane, si sono perse le tracce. Momento complicato, con la trasferta di Istanbul alle porte. Poi il Verona ed una sosta che Italiano attende a gloria per riorganizzare le idee a mente fredda. Il problema più grande sembra proprio la non abitudine del gruppo a giocare partite ravvicinate. Abitudine sia fisica che mentale. In pochissimi lo hanno fatto in carriera. Per gli altri (allenatore e staff compresi) è una novità.
Questo chiama un altro grande tema del momento: la squadra è più forte o più debole dello scorso anno? Oggi il paragone è impietoso, ma chiaramente l’impegno sul doppio fronte sbilancia un po’ il giudizio. Il salto in avanti dovrà comunque essere netto. Italiano si è preso una manciata di partite (6-7) per tirare fuori dalla metà classifica la Fiorentina. Da oggi al 13 novembre (stop del campionato) ci sono due mesi esatti di stagione e sono determinanti sul doppio fronte. L’unica strada è il lavoro ed un’umiltà (tasto sul quale ha battuto molto Pradè) da ritrovare il più in fretta possibile. A cominciare da giovedì, quando mancheranno ancora Milenkovic, Dodo, quasi sicuramente Gonzalez e chissà chi altro (pure Sottil è uscito per un problema all’intervallo).
Di
Alessandro Latini