Castro e Dominguez creano difficoltà, Gudmundsson si lamenta per un fallo di Skorupski. Alla fine sorride solo Italiano
Jens Odgaard ha interrotto, al minuto 14 del secondo tempo, la cavalcata straordinaria della Fiorentina, che non perdeva dal 15 settembre a Bergamo contro l’Atalanta e aveva alle spalle 8 vittorie di fila. C’è da dire che, se nel campionato passato sempre al Dall’Ara il gol del danese aveva chiuso la partita, con quello di ieri ha evidenziato ancora di più le difficoltà con le quali la Viola aveva convissuto dall’inizio della ripresa, scrive Il Corriere dello Sport – Stadio.
GUAI. Sì, perché prima di passare in vantaggio aveva colpito un palo con Castro, consentito a De Gea di fare un figurone con un paio di parate importanti e costretto la Fiorentina a dover abitare nella propria metà campo, facendo fatica a uscire di casa, con il timore di poter prendere qualche spiffero sia sui sentieri centrali che su quelli laterali. Soprattutto dalla sua parte sinistra, dove Dominguez ha creato guai infiniti a Gosens.
RESISTENZA. I viola non hanno potuto avere in panchina Raffaele Palladino, colpito in mattinata dalla terribile perdita della mamma, nel primo tempo hanno fatto meglio del Bologna, trovando anche lo spazio prima per recriminare per un presunto fallo in area di Skorupski su Gudmundsson e poi per un gol sbagliato (appunto) da Cataldi, su assist dello stesso Gud. Una volta sotto di un gol, e con i cambi, la Fiorentina ha fabbricato un mezzo assalto, più con il cuore che con la testa, lasciandosi tuttavia alle spalle tanto campo, dove si sono buttati con buone ripartenze gli uomini di Italiano. Che, inutile nascondere, ha vinto la partita alla quale teneva non meno rispetto a quella contro la Juventus di Thiago.

Di
Redazione LaViola.it