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Nuovo protocollo Figc dopo la bocciatura: ecco cosa manca. Il Coni e il governo…

Ieri il Coni ha presentato il suo protocollo alle Federazioni, ma ci sarebbero delle perplessità per il calcio. Confronto con il comitato tecnico scientifico del governo

Si parla del nuovo protocollo della Figc, dopo la bocciatura del documento della scorsa settimana, sul Corriere dello Sport. Il testo si avvale di una parte diagnostica e medica (recepita dalle raccomandazioni della Federazione dei medici sportivi), sostanzialmente già pronta. E di una sezione da definire, quella logistica-organizzativa, ispirata al nuovo documento del Coni, redatto con le indicazioni del Politecnico di Torino e presentato ieri in conference call ai vari presidenti di Federazione, tra cui anche Gabriele Gravina.
IL PROTOCOLLO MEDICO. Già pronta in buona sostanza la parte medico-diagnostica del protocollo. Che cambierà così: lo screening (tamponi e test sierologici) avverrà 3-4 giorni prima del ritorno all’attività, il giorno zero e quattro giorni dopo, per ridurre al minimo la possibilità che un nuovo contagiato resti nel gruppo. Isolamento e quarantena di 14 giorni, come prescrive la legge, per chi è venuto a contatto con un infetto dal virus (coinvolgimento quindi di tutta o parte della squadra) e non due tamponi in 5-7 giorni come era stato immaginato prima. E poi azzeramento della differenziazione fra chi ha contratto il virus in forma lieve e chi in forma più pesante (ci saranno due sole categorie: chi è positivo e chi no). Esami delle tre prove spirometriche (Fcv, Capacità vitale forzata; Vc, Capacità Vitale e Mvv; Massima ventilazione volontaria), Holter e prove da sforzo a tutti.

IL PROTOCOLLO ORGANIZZATIVO. Le regole pratiche per far ripartire il calcio nascono su un terreno minato che va anche percorso in fretta se si vuole avere una chance di riprendere la stagione. I centri sportivi e poi gli stadi per le gare, come i cantieri e le industrie, hanno bisogno di regole chiare e applicabili per consentire ai lavoratori-atleti di agire in sicurezza. Bisogna oltretutto evitare di mandare allo sbaraglio le società e i loro legali rappresentanti (fra i quali i medici sportivi) rispetto alle responsabilità civili e penali relative all’infortunistica conseguente il Covid-19, in tutto e per tutto malattia professionale. 

RISERVE SUL TESTO CONI. Alcuni punti del documento del Coni, per tutti molto serio e supportato da importante letteratura scientifica, inducono perplessità. Ad esempio si parla di una distanza minima proporzionale alla velocità d’allenamento per limitare l’effetto droplet, la trasmissione dinamica del virus per effetto delle goccioline respiratorie nell’aria. Se il calciatore è fermo la distanza da un compagno dovrebbe essere di 1,5 metri, se si muove a 4 km/h di 5 metri, se lo fa a 14 km/h, nemmeno al massimo della intensità, a 10 metri. Immaginiamo una marcatura in difesa a distanza di dieci metri di un attaccante che scatta! Anche la sanificazione di tutti i luoghi al termine del lavoro di un gruppo crea problemi (da ripetere chissà quante volte al giorno), come il cambio delle mascherine ogni 4 ore. E, nelle gare, i calciatori, dovrebbe scendere in campo con le mascherine e togliersele solo a inizio partita, mascherine da utilizzare anche durante la presenza in panchina e nel riscaldamento. Rilievi che hanno bisogno di tempo per essere discussi e recepiti. E invece bisogna fare in fretta. Nelle prossime ore, probabilmente già stamattina, l’audizione presso il Comitato tecnico scientifico verrà completata. E quindi si arriverà alla stesura del nuovo documento a prescindere da chi lo farà materialmente. 

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