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Editoriali

Non tutte le ciambelle riescono col buco. Con sempre e solo scommesse non si fa il salto di qualità

La classifica non è UN problema. IL problema sono involuzione di gioco, e dei singoli. E i neo acquisti altro non erano che scommesse. Con pochissime certezze

E menomale che ci sono Chiesa e Benassi. E che la retroguardia viola fin qui ha fatto un ottimo lavoro. Altrimenti, anche l’unica cosa che si salva di queste prime 12 giornate di campionato, ovvero la classifica ancora tutto sommato buona e corta, non esisterebbe e la situazione sarebbe ben peggiore rispetto a quella che i numeri non dipingano. Il problema vero che avvolge la Fiorentina non sono i punti, non è il pareggio di Frosinone. Ma è la sensazione che il tempo degli exploit e delle piacevoli sorprese sia già terminato, e che la stagione non possa trascinarsi se non con il fil rouge delle ultime giornate. Senza strappi, senza sogni, senza spasmi, ma piatta. Ed è ciò che più avvilisce.

Molte scelte fatte in estate dagli uomini mercato viola si stanno rivelate sbagliate. Tra Pjaca, Gerson, Edimilson, Mirallas, Norgaard, Ceccherini, Hancko stanno facendo tantissima fatica. Ad affermarsi in pianta stabile, in alcuni casi, a dare segnali di crescita, in altri. E c’è chi ancora neanche ha avuto modo di esordire. L’unico a salvarsi, ma non sempre, è Lafont. Perché anche il portiere francese non è stato sempre esente da colpe. D’altronde era stato messo in conto. Perché trattasi per lo più di scommesse. Importanti, e non veri e propri azzardi. Ma pur sempre scommesse. Che non è sinonimo di certezze.

La storia clinica di Pjaca è cosa ormai nota. La non continuità di Gerson anche. Così come la fase calante di Mirallas non è una novità. L’ex difensore del Crotone non può trovare spazio se non in caso di assenza forzata di qualcuno, e non è comunque detto che possa trovarne, Norgaard sembrava dover essere il post Badelj ed invece tra infortuni e bocciature varie è stato fin qui quasi sempre a guardare. Hancko non è ancora ai livelli di Biraghi, almeno quanto a garanzie che dà al tecnico, e che Lafont non fosse al culmine della sua crescita era pressoché scontato data la sua giovane età. Scommesse appunto. Come lo furono a suo tempo Milenkovic, Veretout, Benassi, Simeone, Biraghi. Qualcuno è diventato certezza, altri, come i vari Maxi Olivera, Eysseric, Zekhnini, Cristoforo, Gaspar ed altri semplice zavorra o esuberi da vendere e/o piazzare. Tant’è che per l’ennesima sessione di mercato, quella che si avvicina a Gennaio, il punto di partenza sarà cedere gli esuberi prima di poter investire. Sempre che qualcuno voglia i vari Thereau e Maxi.

E se vai avanti a scommesse, senza inserire solide certezze, vai da poche parti. O meglio resti lì, dove è adesso la Fiorentina. Ma uno scalino in avanti non lo farai mai. Anche insistere su Simeone è stata una scommessa, a suo modo, perché il Cholito non è certo la prima volta che attraversa momenti di crisi e astinenza da gol. Era successo al Genoa, e l’anno scorso prima del buon finale di campionato. Anche schierare Milenkovic terzino e Veretout centrocampista centrale sono state altre scommesse. Che in alcuni casi pagano, ma se non pagano non si può cadere dal proverbiale pero.

E menomale che c’è Chiesa, così come Benassi. E che in diversi sono cresciuti. Anche se non abbastanza per fare il famoso step che mancava, e sembra mancare, ancora a questa squadra. Quello che ad esempio ha fatto l’Atalanta, o ha fatto la Lazio. Che sono tuttavia lì, ad una manciata di punti, ma che trasmettono sensazioni decisamente diverse rispetto a quelle che trasmette la Fiorentina. Ora Bologna fuori e Juventus in casa e poi via tutto d’un fiato Sassuolo fuori, Empoli in casa, Milan fuori, Parma in casa e Genoa fuori. Ed il rischio che a Gennaio la stagione possa già essere compromessa c’è. A meno che, le sopracitate scommesse, non cambino marcia. Anche se non tutti insieme, basterebbe qualcuno alla volta. Per non dover regalare ogni partita 2-3-4 uomini agli avversari sarebbe già un buon punto di partenza. Ma le certezze, quelle, sono un’altra cosa.

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