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Non solo Hagi: da Zekhnini a Lo Faso, quei giovani tra panchina e tribuna
Necessità di risultati immediati e crescita dei giovani. Soprattutto giovanissimi. Aspetti che spesso vanno in direzioni opposte, almeno che non ti chiami Federico Chiesa e sconvolgi tutte le carte in tavola. E alla Fiorentina, a farne le spese, sono diversi ragazzi arrivati in viola e rimasti a fare la spola tra panchina, tribuna e Primavera.
Poco male se ti ‘accontenti‘ di crescere all’ombra di giocatori ‘veri’, allenamento dopo allenamento, cercando di carpire i ‘trucchi del mestiere’, specie se arrivi da un campionato molto diverso da quello italiano. Peggio, invece, se nonostante la giovane età sei cresciuto come predestinato, e il talento in effetti si intravede da tempo. È il caso, quest’ultimo, di Ianis Hagi. ‘Fuggito’ in patria da babbo Gheorghe, con la volontà di tornare al Viitorul. Club dal quale il classe ’98 era partito, e dove adesso vorrebbe tornare per poi pianificare il futuro. E rilanciarsi.
“Ianis ha perso 18 mesi di carriera. Era tra i migliori Under 21 al mondo, ma se non giochi perdi mercato. Gli avevano promesso che dopo 2-3 mesi di allenamenti avrebbe giocato, ma non è andata così. Non gli è stata data la possibilità“, ha detto qualche settimana fa Gheorghe Hagi. Ora la volontà è di chiudere la trattativa con la Fiorentina al più presto: ballano circa 2 milioni, più percentuale su futura rivendita. In estate, sia al primo anno con Sousa che soprattutto con Pioli, Ianis Hagi era stato tra i più brillanti. Tanto da pensare prima ad un ruolo da vice-Ilicic, poi da vice-Saponara, nelle idee estive. Neanche un minuto, però, in campionato, spesso in tribuna e a volte con la Primavera di Bigica.
Problema di fisico (ancora giudicato gracile) ma anche di testa, e di ‘tempi’ calcistici. Nonostante la tecnica sia fuori discussione. Per Hagi il bilancio viola rischia di chiudersi con appena 48′ giocati in 18 mesi. Pochi, in effetti, per un giocatore che almeno poteva essere mandato in prestito, vista la giovane età e un futuro che comunque rimane dalla sua parte. In una situazione simile (ma ad oggi meno eclatante e roboante) anche altri giovanissimi della rosa viola. A partire da Rafik Zekhnini (’98), arrivato a metà estate con la nomea di “quello che stregò Hummels”. Fisico ‘leggero’ anche per lui, e ai 9 minuti di San Siro alla prima di campionato sono seguite tante panchine, tribune e qualche partita con la Primavera.
E poi Simone Lo Faso. Altro classe ’98, altro giovane di belle speranze che si sta ‘accontentando’ di allenarsi con la Prima Squadra. Appena una ventina di minuti a Benevento, a risultato acquisito: sprazzi positivi, potenzialità in mostra. Poi tanta panchina. Due presenze a testa, invece, per Bartlomiej Dragowski e Nikola Milenkovic (entrambi ’97). Due investimenti più ‘pesanti’ da parte di Corvino, e due che hanno risposto presente quando chiamati in causa. Dimostrando di poter essere comunque valide alternative ai titolari. Bene in Coppa Italia il portiere polacco, positivo anche il centrale serbo tra Cagliari e Roma contro la Lazio. Due prospetti importanti chiusi da Sportiello e Pezzella. Difficile, del resto, azzardare quando si cerca di trovare un’ossatura di squadra e si fatica tanto per raggiungere delle certezze, come ha fatto Pioli in questi mesi.
Tanto che di Under 21, nella Fiorentina ‘giovane’ creata da Corvino, oltre a Chiesa gioca solo Gil Dias (ogni tanto). Semmai, resta viva la questione sulla crescita dei singoli giocatori: meglio allenarsi in prima squadra a Firenze, e non giocare mai, oppure fare esperienza altrove in prestito? Per altri casi, come Castrovilli e Venuti, si è scelta la seconda strada. Chissà che a gennaio non si possa aprire qualche pista anche per altri giovanissimi viola. Anche se non sempre è facile trovare spazio in altre società per giovani che vanno in prestito. Chiedere ai vari Mlakar, Perez, Zanon, Minelli e Bangu: ‘pianticelle’ cresciute in viola, che ora faticano a trovare minutaggio tra Serie B e C.
E nei prossimi mesi, in viola, arriveranno (con operazioni già definite) anche Dusan Vlahovic (classe 2000, dal Partizan) e Martin Graiciar (classe ’99, dallo Slovan Liberec), oltre a Nino Kukovec (classe 2001, in arrivo dal Maribor). Promettenti attaccanti che si sono già imposti all’attenzione europea. Bisognerà sfruttarli e farli crescere al meglio.
