Se per gli arbitri è possibile pensare ad un isolamento per il finale di stagione, molto difficile sarà farlo per gli assistenti. Rischi molto elevati
Tra i tanti punti di domanda che ci sono sul come far ripartire il calcio, non ci sono solo date, luoghi dove giocare, tempi, e protocolli di sicurezza per i calciatori. C’è anche la categoria arbitrale, senza la quale non si potrebbero disputare gli incontri. Nicchi, Presidente Aia, ha chiarito la posizione dei fischietti, ma c’è un problema: gli assistenti degli arbitri.
Come riporta il Corriere Dello Sport, se i direttori di gara potrebbero assentarsi dai rispettivi lavori per i 45/50 giorni in cui si dovrebbe disputare la fine di questo campionato, molto più difficile sarebbe ipotizzare la stessa cosa per gli assistenti. Loro più di altri dovrebbero prendersi permessi, aspettative e licenze dal lavoro, e sarebbero quelli più esposti, svolgendo altre attività, al rischio di contrarre il virus ed infettare poi calciatori e arbitri stessi.
SOLUZIONI. Era stata ipotizzata l’esecuzione di test rapidi e tamponi, che però sarebbe infattibile a livello di tempistica visto che questa stagione, se ripartisse, sarebbe un vero e proprio tour de force e tra una designazione e l’altra non ci sarebbero tempi e modi di poter effettuare tali test. Ci sarebbe, dunque, bisogno di un indennizzo, per uscire dal normale rapporto di lavoro (parte fissa e parte legata alle partite, tutto con partita Iva), per compensare le perdite, ipotesi al vaglio delle istituzioni del pallone.

Di
Redazione LaViola.it