
Preoccupa vedere una Fiorentina sempre sotto ritmo. Tanti singoli in difficoltà: da Comuzzo a Fagioli, in parte anche Kean. Pioli, serve una svolta
Due vittorie, nei playoff di Conference col Polissya, due pareggi contro Cagliari e Torino e una sconfitta, la scorsa domenica col Napoli. Questo il bottino delle prime cinque partite della Fiorentina di Pioli. Un bottino abbastanza magro, ma che si potrebbe accettare visto l’obiettivo minimo raggiunto (la qualificazione europea), i due pareggi arrivati con in mezzo i playoff a togliere energie e la sconfitta di domenica contro la squadra più forte d’Italia. Il problema è come sono arrivati questi risultati.
SOTTO RITMO. A ben vedere, l’unica partita davvero convincente è stata la prima: l’andata col Polissya. Nella sfida contro i modesti ucraini è scesa in campo una Fiorentina che non abbiamo più visto. Una squadra che fin dal 1′ ha messo sul rettangolo verde intensità e ritmo, l’esatto contrario di quanto osservato a partire dalla trasferta di Cagliari in poi. Ancor più dei temi tattici, ancor più delle prestazioni individuali rivedibili, è questo il problema principale: la Fiorentina gioca spesso sotto ritmo, adagiandosi a quello degli avversari (come a Cagliari) oppure subendo la superiore aggressività dei rivali (come contro il Napoli).
Le ragioni di questo atteggiamento remissivo derivano in parte da un sistema di gioco che non sta funzionando. Perché se non trovi i riferimenti, se le distanze tra i reparti sono troppo ampie, se non riesci ad uscire dalla pressione avversaria, se i tuoi difensori fanno un’enorme fatica a trovare linee di passaggio pulite, è ovvio che ne risenta anche l’atteggiamento generale della squadra.
PROBLEMI DIETRO. I tre difensori centrali stanno facendo tanta fatica in entrambe le fasi. Su tutti Comuzzo, che sta collezionando errori da matita blu in serie. L’impressione è che debba ritrovare quella tranquillità, quella sana spavalderia che possedeva prima che le tentazioni del mercato iniziassero a bussare alla sua porta. Ovvio che poi debba crescere tanto in alcune situazioni (su tutte, la gestione del pallone e le letture quando non è attaccato all’uomo), certamente una difesa a 4 con baricentro più basso lo agevolerebbe. Tuttavia, resta il fatto che errori come quello del rigore su Anguissa sono sintomo di un ragazzo un po’ in confusione.
Ovviamente, Pongracic e Ranieri non possono dirsi esenti da colpe, tutt’altro. E nemmeno le principali riserve hanno destato grandi impressioni. Sembra di essere tornati indietro di 12 mesi, quando in panchina sedeva Palladino e la difesa a 3 sembrava insostenibile per la Fiorentina. Anzi, in quel momento lo era, tanto che il tecnico passò a 4 nell’intervallo con la Lazio e la squadra cambiò volto. Nel girone di ritorno, tuttavia, dopo un altro periodo di crisi Palladino tornò sulla difesa a 3 e la squadra la recepì il cambio di sistema abbastanza bene. Oggi sembriamo essere tornati indietro. Non solo per colpa dei difensori.
PROBLEMI IN MEZZO. La cabina di regia affidata a Fagioli è ad oggi un problema. Se a Cagliari era sostanzialmente libero di palleggiare ma tendeva a rallentare troppo la manovra, col Napoli è stato letteralmente stritolato dal pressing avversario, con Lobotka che si alzava tantissimo per impedirgli la giocata. Una mossa che, di fatto, lo ha tolto dalla partita. Forse in maniera un po’ troppo semplice per le potenzialità del giocatore. È arrivato il momento di cambiare qualcosa in un reparto che oggi fa fatica sia a fare filtro che a costruire qualcosa, con i vari Sohm e Mandragora fin qui in grande difficoltà soprattutto con la palla tra i piedi. Nicolussi Caviglia e soprattutto Fazzini (sempre che non lo si voglia impiegare più avanti) scalpitano.
PROBLEMI DAVANTI. La situazione non migliora se si guarda all’attacco. Quello che dovrebbe essere il reparto fiore all’occhiello della Fiorentina, dopo tre partite è fermo ancora a zero gol in campionato. Due, invece, i gol in Conference, di Gudmundsson e Dzeko. Il bosniaco sta facendo tanta fatica a livello fisico in queste prime partite, Gud si è acceso davvero troppo poco e deve recuperare dall’infortunio alla caviglia, mentre Piccoli va rivisto per poter esprimere un giudizio anche solo sommario. L’idea del doppio centravanti può essere stuzzicante, visto anche il rendimento in nazionale di Kean e Retegui, ma resta un azzardo che finora non sta affatto pagando.
QUESTIONE MOISE. Delle responsabilità le ha anche Moise Kean. E non c’entrano niente i gol sbagliati. L’ex Juve è diventata la stella più luminosa di questa rosa e ne è consapevole, ma questo non deve diventare un pretesto per giocare da solo. Da solo non non si combina niente e infatti, in nazionale, Moise si è mostrato molto più associativo con i compagni. Quando ha vestito la maglia della Fiorentina in questo inizio di stagione, invece, ha più volte esagerato con l’iniziativa personale. Un po’ di sano egoismo è una prerogativa dei centravanti che vivono per il gol, ma occhio a non esagerare. Occhio a non voler ergersi a unico salvatore della patria. Così ci rimettono tutti, anche lo stesso Kean, che si deve fidare dei propri compagni nonostante sia il più forte.
CAMBIO DI PASSO. Insomma, per tante queste ragioni, l’inizio di stagione della Fiorentina somiglia tremendamente a quello dell’anno scorso. Il che non deve portare ad eccessivi allarmismi, perché siamo davvero solo agli albori di una lunghissima stagione. C’è tutto il tempo per aggiustare la rotta: le cose nel calcio possono cambiare in un attimo, il tempo di trovare un paio di automatismi e centrare un paio di risultati. Tuttavia, la preoccupazione per quanto visto in queste prime cinque partite è legittima. E siamo certi che sia preoccupato anche lo stesso Pioli, perché questa non può essere la Fiorentina che ha in mente.
Il campionato non aspetta per sempre e domenica (ore 18) al Franchi arriva una probabile diretta concorrente per le posizioni europee: il ricchissimo Como. Squadra piena di giovani talentuosi, fin qui poco costante ma pericolosissima. Anche perché, possiede in rosa con uno dei principali top player della Serie A: Nico Paz, che ha iniziato la stagione divinamente. La Fiorentina, dal canto suo, è ancora in cerca della prima vittoria in Serie A e un altro passo falso potrebbe iniziare a pesare molto. Ecco perché la sfida contro gli uomini di Fabregas diventa cruciale. Che si prosegua nella direzione percorsa finora oppure si decida di cambiare, l’unica cosa certa è che serve una svolta nelle prestazioni della squadra. Senza quelle, è difficile tornare a fare risultati.

Di
Marco Zanini