L’Italia ha messo al centro del suo progetto Federico Chiesa. Una delle certezze che la Nazionale riporta in Patria, la conferma che i giovani per un cambio generazionale che sia anche qualitativo, oltre che legato all’età, ci sono. Lui, Pellegrini, Cutrone, Rugani, il nuovo dell’Italia che avanza. Così scrive Il Corriere dello Sport. Il dato anagrafico non può passare, però, in secondo piano. Anzi, potrebbe essere la molla per risalire dove siamo sprofondati, ventunesimo posto (non ufficiale) del ranking Fifa, superati da chiunque. Il processo è già iniziato, questo è un fatto certo attribuibile all’era Di Biagio: siamo passati dai 30 anni e 8 mesi dall’ultima, disgraziata Italia di Ventura ai 26 anni e 6 mesi degli azzurri di martedì sera, schierati da Di Biagio, età abbassatasi ulteriormente con l’ingresso di Chiesa (20) e Belotti (24) al posto di Candreva (31) e Immobile (28).
Quattro anni in meno sono un’indicazione precisa per il futuro. La nuova conduzione tecnica della squadra azzurra, oltre a qualche senatore (Chiellini, Bonucci e Candreva) e qualche giocatore che, giovane ma non giovanissimo, ha già una certa esperienza (Florenzi, De Sciglio, Perin, Spinazzola, Belotti, Immobile, Insigne), potrà contare su un gruppo di giovanotti dalle belle speranze (compresi due Milennials, Keane e Pellegri) sui quali costruire la squadra del futuro. Chiesa è l’emblema del rinascimento azzurro. Giovane, figlio d’arte (e in questa tornata d’amichevoli si sono visti anche Weah e Kluivert jr), ma non per questo predestinato, comunque capace di tutto. Di giocare da titolare contro l’Argentina, senza riuscire a lasciare il segno. Di entrare con l’Inghilterra e spaccare in due la partita, in 35 minuti un tiro, un assist, un rigore procurato, nuova adrenalina in attacco. La Fiorentina (5 gol con i viola in 29 partite) ha oro nelle mani.
Pellegrini e Donnarumma (e Cristante, che non ha mai giocato in terra inglese) sono le figurine da attaccare sull’album che si declina con futuro. In prospettiva, il taccuino è ricco di nomi. In porta Meret e Scuffet (scuola Udinese) non fanno tremare, con Cragno che sta crescendo bene. In difesa abbiamo già quattro centrali (Romagnoli, Rugani, Caldara e Ferrari), tre esterni destri (Calabria, lo sfortunato Conti e Adjapong che bene sta facendo con l’Under 21) e tre sinistri, vero tallone d’Achille del gruppo azzurro da anni (Emerson Palmieri, Murru e Masina).
Il gruppo dei centrocampisti è di prim’ordine, dietro Pellegrini, Gagliardini e Cristante i vari Barella, Locatelli, Benassi, Madrgora, Cassata, Murgia e Cataldi. L’attacco – e sembra un paradosso, un solo gol nelle ultime quattro partite azzurre – oltre anche a Verdi e Di Francesco jr, ha una scelta ampia: Chiesa, come detto, ma pure Cutrone, che è entrato contro l’Argentina, Bernardeschi (ora infortunato), i due Millennials Keane e Pellegri, Lazzari e anche Berardi, il… Balotelli della new age azzurra.
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Redazione LaViola.it