Rassegna Stampa
Nelle mani di Corvino: giovani e non solo. Più importanza a Salica e Antognoni
Chi ama la Viola non può che essere inquieto. Il venerdì nero ha allargato i confini dell’incomunicabilità tra la parte più accesa del tifo e la proprietà e di conseguenza dilatato l’incertezza sul futuro. Il prossimo Cda, in programma entro il 20 giugno, rimodellerà l’organico societario in cui sono destinati a salire, come importanza, sia Giancarlo Antognoni sia Gino Salica, attuale vice presidente e con i Della Valle sin dai tempi della Florentia Viola. E Corvino avrà ancora più potere in tema di mercato.
Ieri il presidente Cognigni ha fatto sapere alla squadra che, al di là delle parole pronunciate a Benevento dal patron, la volontà è rilanciare la sfida con la stessa missione: provare a conquistare un posto in Europa. Ma sarà ancora più difficile. Perché Firenze, penalizzata dal tristemente famoso fatturato, ha solo una possibilità per mettere la prua davanti a squadre più grandi e con maggiori possibilità: lavorare duro in armonia. La serenità è il lubrificante per far volare la macchina viola.
E quella serenità Firenze l’ha smarrita, inghiottita dentro il buco nero della rabbia. L’impressione è che si sia avvitata su se stessa. Così non ci resta che augurarci nel miracolo: di Corvino e del nuovo allenatore, ma è una speranza fragile. Il dg si mette in gioco tantissimo: quest’anno ha raddrizzato soprattutto i conti, colmando un passivo di quasi 40 milioni. Ora deve rifondare la Fiorentina e dovrà farlo quasi da solo.
Corvino ha il futuro in mano. Serve una buona squadra per ripartire. I risultati sono la migliore medicina nei momenti neri e di scoramento. Corvino non dovrà sbagliare le cessioni per monetizzare il più possibile e soprattutto azzeccare gli acquisti, un po’ come è stato all’inizio della sua avventura con Prandelli. La filosofia è chiara: cedere e ricomprare, non solo giovani di belle speranze ma anche titolari perché la Fiorentina ha bisogno di qualità. Milenkovic è un prospetto, Vitor Hugo una teorica certezza. Mancano almeno due terzini, un centrocampista solido, un centravanti al posto di Kalinic che se la possa giocare alla pari con Babacar. Si sta lavorando su una Fiorentina giovane, solida, italiana, più muscolare di questa, anche più attenta alla fase difensiva. Meno fronzoli e (si spera) qualche risultato in più. Bernardeschi è un caso, ma rischia di diventarlo anche Borja Valero.