
Come riporta Benedetto Ferrara su La Repubblica, Già. I tifosi, i tamburi, i cori. Anche qui, forti di un gemellaggio storico, le bandiere viola hanno colorato buona parte della curva. Firenze inizia ad amare questa squadra che ancora deve dimostrare tutto ma ha la forza di volontà cucita addosso. Questa partita è il frutto soprattutto del lavoro che Pioli ha fatto durante la lunga sosta vissuta a quota zero.
Niente stress, niente musi lunghi. L’arte della motivazione viene fuori in momento come questi, nella costruzione dell’autostima di un gruppo che ha voglia di dimostrare qualcosa, pur consapevole dei propri limiti.
Intanto la squadra ha preso subito in mano la partita, chiudendola di fatto dopo dieci minuti. Il resto è stato un lungo divertimento in scioltezza, una partita dove ogni tifoso ha potuto godere nello scoprire i personaggi di questa squadra.
Il muro Pezzella, e Gaspar, che vola in attacco e non lo fermi e poi svolazza dietro alla ricerca del difensore che è in lui ma che non sempre riesce a trovare. E poi quel meraviglioso folle di Veretout, che si sbatte qua e là e poi tira fuori una punizione da urlo. E Benassi, il vero oggetto misterioso nato da un buffissimo equivoco. Lui che a Torino l’hanno venduto in quanto non adatto al 4-2-3-1, che viene a Firenze per ritrovare lo stesso modulo. Come fare? Beh, a ventitré anni, anche se sei un interno da 4-3-3, ci sta che tu possa spostarti qualche metro avanti e inventarti un ruolo che Sousa avrebbe definito basculante.
Già. Benassi quasi un todocampista, un giocatore che crea equilibrio nella geometria complessiva della squadra. Qui a Verona il ragazzo è uscito dal limbo di quelle incertezze mostrate nelle prime due uscite in campionato. Ok, era il Verona, questo Verona, però Benassi ha dato il suo contributo su tutti i primi tre gol, quelli che dopo poco più di venti minuti avevano asfaltato l’allegra brigata di Pecchia.
Insomma, niente da dire, la Fiorentina si è tolta dal ground zero della classifica, e lo ha fatto portandosi dietro i suoi tifosi, usciti sfiniti da un anno sbagliato da tutti, un anno senza motivazioni e senza gioia, mesi e mesi che hanno tolto di mezzo il calcio dai discorsi e dalle discussioni lasciando spazio a un torneo tutto nostro, fatto di fischi, fischi ai fischi, comunicati surreali e domande senza risposta.
Il tutto mentre la società ripartiva su una strada diversa, dal punto di vista tecnico tutta da decrifrare. Questa vittoria a Verona non dice chi avesse ragione, ma racconta che però c’è un clima che è cambiato, i tifosi hanno fatto un passo per ritrovare la loro identità più vera, la società ha capito che forse uomini come Antognoni e Salica avevano più di altri, chi per carisma e chi per umanità, la capacità di dialogare con la gente. Soffiano in casa Fiorentina che venerdì Andrea Della Valle tornerà a Firenze e dirà la sua. Beh, che venga o no resta il fatto che l’aria è cambiata e che c’è un nuovo entusiasmo. Quello che serviva per far sbocciare un sorriso e provare a dare un senso a questa stagione.

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Redazione LaViola.it