Rassegna Stampa

Ndour, il jolly giramondo un po’ Pogba e un po’ Tardelli. Con il sogno Mondiali

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Dal profilo Instagram del giocatore

Nato a Brescia e cresciuto sui campi dell’oratorio, poi Atalanta, Portogallo, Francia, Turchia. Ora ci punta la Fiorentina

I primi passi nel mondo del pallone in un oratorio di Brescia, dove è nato nel 2004 da papà senegalese e mamma bresciana, appunto. Cher Ndour per alcuni è il nuovo Pogba; per i più ’anziani’ Marco Tardelli, un altro che ha iniziato proprio da un campo polveroso accanto alla chiesa. Così scrive La Nazione.

JOLLY. I paragoni sono una trappola per tutti. Anche se lui, il ragazzone alto 190 centimetri, capace di giocare a tutto campo, box to box come si dice adesso, e ricoprire più ruoli in mediana. Senza per questo disdegnare puntate offensive, come appunto faceva il Marco Mundial. Atalanta e Benfica nel suo passato, in Portogallo vince tanto e si mette in evidenza come uno dei giovani talenti emergenti, ma anche spirito di sacrificio, tanto da arrivare a 19 anni al PSG.

SOGNO MONDIALE. Come aggiunge Il Corriere dello Sport – Stadio, Brescia, Lisbona, Parigi, Braga, Istanbul. E ora (se l’accordo sarà completato) Firenze. Sono le tappe della carriera di Cher Ndour, ventun anni il prossimo 27 luglio, ma già un’indole da vagabondo del calcio. Padre senegalese, madre italiana, il nuovo acquisto della Fiorentina ha scelto la nazionale azzurra ma è un “figlio” del mondo, influenzato da più culture calcistiche. Parla tre lingue, italiano, francese, portoghese, ha giocato l’ultimo semestre in Super Lig turca, al Besiktas, in prestito dal Paris Saint Germain. Adesso torna in Italia, dove il suo viaggio era cominciato: originario di Brescia, Ndour inizia a dare i primi calci a un pallone nell’oratorio di San Giacomo, un luogo del cuore per lui, in cui torna ogni estate. A più di quattro anni dalla sua partenza, ritorna in Italia un calciatore diverso: più strutturato fisicamente, evoluto nel ruolo (era partito come centravanti, poi trequartista, ora mediano), con quasi cento partite tra i professionisti ai tre lati d’Europa e colonna da un anno e mezzo dell’Under 21. Fisico da cestista (190 centimetri per 80 chili), come tanti ragazzi della sua generazione è cresciuto nel mito di Paul Pogba; un calciatore che, nelle movenze, lo ricorda, anche se il classe 2004 sembra meno esplosivo e con un minor numero di gol nelle gambe (7 in 88 gare). Ha già però un curriculum di prestigio e un sogno: giocare i Mondiali 2026 con l’Italia. Missione che riparte da Firenze.

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