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Rassegna Stampa

Nazione: l’unità tattica di Gudmundsson, il 10 circumnavigante

Albert Gudmundsson -Fiorentina

Un falso dieci che potrebbe cambiare la fortuna di una squadra che, fino alle 13 e 30 di domenica scorsa, sembrava senza logica e senza identità

Anche il figlio di Hamrin ha detto di avere avuto un sobbalzo nel vederlo entrare in campo domenica scorsa, scrive Stefano Cecchi sulle pagine de La Nazione. Quei calzettoni abbassati alle caviglie stile ribelle anni ‘60; e poi quel fisico minuto sorretto però da cosce scolpite; e poi quell’idea di ghiaccio pronto ad incendiarsi che emanano i giocatori in arrivo dal Nord Europa quasi fossero geyser prestati al calcio. Sì, fisiognomicamente Albert Gudmundsson da Reykjavik sembra davvero avere moltissimo di Kurt Hamrin […]. Anche se poi in realtà sul campo, Albert sembra essere altro.

Non un 7 spietato in cerca perenne dell’area di rigore ma un 10 atipico che ama svariare per il prato in più posizioni quasi fosse un maratoneta del ruolo. Se infatti esiste da tempo la categoria vasta del falco nove, lui sembra appartenere a quella più ristretta dei falsi diez. Gudmundsson non è un 10 regista come lo è stato De Sisti; non è un 10 trequartista alla Rui Costa e nemmeno un 10 centravantato come Montuori; non è poi un 10 totale come Giancarlo Antognoni e nemmeno un 10 seconda punta come lo sono stati Mutu e Baggio, che avevano il loro regno illuminato sul confine dell’area di rigore. No, lui sembra essere altro: un 10 circumnavigante che ama viaggiare per il prato senza dare punti di riferimento precisi. […]

Gudmundsson, il calciatore venuto dal ghiaccio che ha riacceso i sogni dei tifosi viola. Il falso dieci che potrebbe cambiare la fortuna di una squadra che, fino alle 13 e 30 di domenica scorsa, e dunque prima del suo ingresso in campo, sembrava senza logica e senza identità. Certo, uno a questo punto potrebbe dire non a torto: ma dopo solo 45 minuti e due gol su rigore non vi sembra un po’ presto per scrivere ciò? Vero. Ma il calcio non è razionalità e nemmeno logica. Il calcio oggi è uno dei pochi luoghi dove hanno ancora cittadinanza l’utopia e la speranza. E quando arriva un portatore sano di euforia come Gudmundsson, azionare l’estintore della ragione sarebbe solo un errore grossolano che negherebbe una delle qualità migliori del calcio. Quella di sognare foss’anche a sproposito.

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