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Nazione: Commisso-Juventus, quanti graffi. Dagli arbitri a Chiesa fino alla Superlega
Rispetto, ma anche tante parole velenose (e battute sugli arbitri). Fino allo «strappo» per la Superlega
Il rapporto fra Commisso e Agnelli, prima ancora dell’ultima frecciatina contro la Superlega, è stato fin qui elettrico assai. Rispetto, ma anche cortocircuiti. Su e giù vertiginosi con diplomazia ai minimi termini. Perché si sa, quando Rocco parte è un treno e allora chi lo ferma. Scrive questa mattina La Nazione.
Le parole aguzze di chi si è fatto da solo, e anche piuttosto bene a giudicare dalle classifiche dei miliardari americani, hanno seguito in scia il passaggio di Chiesa alla Juve. «Un povero immigrato dalla Calabria è dovuto tornare in Italia per finanziare gli Agnelli vendendo un giocatore a rate». Così ha scherzato Commisso, o forse no. I 60 milioni spalmati in parecchi anni hanno offerto la sponda per una battuta che a Torino è piaciuta il giusto. Ancora meno piacquero le accuse di Commisso dopo il kappaò viola alla Juventus Stadium, nel febbraio del 2020.
Quando la Fiorentina perse 0-3 e Rocco se la prese con l’arbitro Pasqua denunciando apertamente, di fatto, anche l’eccessivo peso politico della Juve: «Sono disgustato. Io credo che una squadra che ha 350 milioni di ingaggi non abbia bisogno degli arbitri, la Juve è fortissima, lasciate che la partita la vinca sul campo. Le gare in Italia sono decise dagli arbitri, non si può andare avanti così».
Dure anche le parole contro Nedved, nel quadro di un piccolo incidente diplomatico che anticipò il carattere turbinoso di Commisso
Rocco in molti altri campi (politica, Soprintendenza, media, eccetera) ha mostrato inclinazioni da wrestler poco attento ai calcoli e alle conseguenze. E poi, anche se ci fossero, qual è il problema? «Rocco ha le spalle larghe». In attesa di capire quali saranno i contorni del rilancio dopo due anni vissuti pericolosamente e a volte sciaguratamente a livello calcistico – ma prima bisogna salvarsi – Commisso ha aggiunto un’altra puntata al rapporto conflittuale con Agnelli.
Dopo una specie di alleanza in Lega – questa almeno era l’impressione filtrata all’esterno – è arrivato il super strappo per la SuperLega: «Il comportamento di quelle 12 squadre è stato irrispettoso. Io sono venuto qui rispettando le regole e il sistema calcio non solo italiano ma anche europeo. Dopo che ho messo tutti questi soldi non va bene, a me, ai nostri tifosi, alla Fiorentina. Sanzioni ai tre club italiani? Io devo essere assicurato che una cosa così non succederà mai più. Come mai Juve, Inter, Milan non mi hanno parlato di questo progetto? Come mai non c’è stata trasparenza?
Quelle 12 società prima del Covid avevano ricavi da quasi 600 milioni di euro annui, la Fiorentina 90. Non gli bastano questi soldi? Sono scappato dagli Stati Uniti per venire in Italia perché mi piace il calcio come viene fatto qui, con tutti i suoi valori, i suoi principi, la meritocrazia, i rischi». E questa è stata solo l’ultima puntata. Chissà perché, ma il sospetto è che ne saranno molte ancora in futuro.