Pesa quell’errore contro il Milan davanti a Maignan, così come gli zero gol in campionato. Ma anche Bati fallì a San Siro…
La palla che si avvicina carica di promesse, la porta e lì davanti, senza difensori a presidiarla: basta solo domare la palla e calciarla in rete. Un attimo. Invece lo stop è difettoso, la sfera scivola così via perfida e al quel punto non più gestibile. Maignan, poi, è un condominio che frana addosso a chiudere ogni varco, addio gol, addio pareggio viola a San Siro. Ci sono attimi nel calcio che segnano un destino e quello stop sbagliato di Beltran sulla palla invitante concessagli da Gonzalez è un po’ il gesto simbolo della sconfitta San Siro. Il manifesto di una impotenza più che di una sfortuna. Così scrive La Nazione.
SENZA GOL. Anche perché da quando è arrivato a Firenze il numero 9 viola non è riuscito ancora a fare un solo gol in campionato e, dunque, quel gesto tecnico sbagliato diventa un atto d’accusa ancora più pesante. Sì, Lucas Beltran è oggi l’uomo nel mirino. Perché il centravanti che non segna è un’eresia sportiva che corrode l’animo. Come il velocista che non vince le volate o lo schiacciatore che non va a punto, appartiene alla sfera dell’insostenibile, di ciò che non può essere e che per questo genera delusione. Beltran è stata la scommessa più intrigante dell’ultima campagna acquisti. Il calciatore sul quale è stata puntata la fiches più pesante, con l’idea di trovarsi davanti a un’ipotesi di campione.
ANCHE BATISTUTA… Lucas il vichingo in Argentina godeva e gode infatti di grande considerazione. «E’ il nuovo Dybala», ha scritto di lui la stampa argentina, che sarà pure sensazionalista ma alla base qualcosa dovrà comunque esserci. E quel «qualcosa» a Firenze lo abbiamo intravisto. Come quel gol acrobatico e magnetico con la Lazio, vanificato da un tocco di mano crudele; o i due gol col Cucaricki (soprattutto il secondo) che profumavano di magia, passando per alcune giocate non banali col Cagliari e a Udine. La traccia, nitida, del campione in itinere col quale serve adottare la cura antica della pazienza. Perché a 22 anni non si è ancora centravanti compiuto, non lo si può essere strutturalmente e culturalmente, come raccontano certe storie di sport che a Firenze passano anche per Toni e Batistuta. Già, Batistuta, il centravanti assoluto, il dio del gol del quale oggi si ricorda solo la potenza e il fragore. Eppure anche lui, in una delle sue prime apparizioni in viola, sempre a San Siro ma con l’Inter, fece una cosa del tutto simile a Beltran. Su una palla che sembrava una promessa di gol, si illegnosì e sbagliò lo stop, vanificando una chiara occasione in un tiro sghembo e senza velleità. Ecco, se quella sera non avessimo avuto pazienza, oggi alla Fiorentina mancherebbero 168 gol leggendari e qualche trofeo. Fosse anche solo per scaramanzia, non vale la pena aspettare Beltran?
Di
Redazione LaViola.it