La Gazzetta dello Sport racconta la probabile formazione di questa sera contro la Bosnia. Al Franchi ci saranno Chiesa e Biraghi titolari, Castrovilli in panchina
Una Nazionale all’attacco, con la porta in testa: forse è davvero l’unico modo per ripartire da dove eravamo rimasti. Anzi, da dove ci eravamo dovuti fermare. Da quell’essere un’Italia così lontana da certi suoi stereotipi precedenti: moderna, creativa, offensiva. Undici vittorie consecutive, dieci nel girone che ci ha accompagnato in carrozza verso l’Europeo che sarà, con 37 gol segnati: è l’unica lingua con cui si può spiegare che non troppo è cambiato. Che una bolla ha protetto il seme piantato dal Mancio, anche prima di quella nella quale si è dovuto rinchiudere con i suoi ragazzi da domenica sera.
Attaccare, dunque: lo faremo quasi sicuramente mandando in avanscoperta Belotti, affiancato da Insigne e da Chiesa e assistito dagli strappi di Zaniolo (e Barella, un altro che sa guardare la porta). Sulla carta, trazione forse ancora più anteriore che in passato. Con il Gallo che da stasera attacca a sua volta una stagione-chiave. A (quasi) 27 anni, arrivare da cinque stagioni in doppia cifra in campionato conta, ma non è tutto: è l’età della piena maturità, soprattutto della continuità. Come gli ha suggerito Mancini, è quella in cui un centravanti di lotta com’è lui deve raccogliere anche abbondanti frutti del suo mestiere puro, quello dell’uomo gol. Che vede un’altra doppia cifra, quella azzurra, dietro l’angolo della partita di stasera. E giocare la prima gara di questa stagione da titolare della Nazionale è simbolicamente un bel cominciare, anche se la strada verso la consacrazione del ruolo resta lunga: lui e Immobile si sentiranno entrambi titolari più o meno fino a marzo, quando poi forse si capirà chi lo sarà davvero. Così doveva andare sei mesi fa e Mancini, lo ha ripetuto ieri, considera i due «certezze, ma soprattutto attaccanti interscambiabili». Come servirà in una stagione da tante partite in tempi ristretti, e come serve in un’epoca in cui non c’è più un’abbondanza di centravanti tale da dover scegliere di lasciarne a casa di molto bravi. (…)
Ma un’altra decisione di Mancini pesa, e di più. E anche più di quella che riguarda Chiesa, probabilmente fuori dagli undici se non si fosse infortunato Bernardeschi. Zaniolo no: nella testa del c.t. è la mezzala destra titolare dal giorno dell’assenza sicura di Verratti. Titolare per la terza volta: la seconda da interno dopo aver giocato così in Liechtenstein (mentre con l’Armenia partì davanti), dunque la prima per grado di difficoltà. Ad anni 21, perché come dice il Mancio sono i giovani quelli che devono migliorare di più, e in fretta. Ma la sua impressione è che stiano crescendo. E a Chiesa, che di anni ne ha solo 22 anche se sembra azzurro da una vita — debuttò a 20 — il c.t. chiederà la solita cosa: provare a segnare di più. Zaniolo, due gol contro uno, lo ha già sorpassato con 12 gare in meno. Magari l’aria di Firenze, quella che fu negata al romanista quando aveva 16 anni dopo sei di giovanili viola, quella che Federico ancora non sa se e per quanto respirerà ancora, fa bene a tutti e due. E anche a Belotti.
Ricapitolando, questa la formazione che scenderà in campo stasera al Franchi: Donnarumma; Florenzi, Bonucci, Chiellini, Biraghi; Zaniolo, Jorginho, Barella; Chiesa, Belotti, Insigne.

Di
Redazione LaViola.it