La giovane Italia di Mancini si appresta a disputare un’amichevole amara, con l’obiettivo rinnovamento in testa
Dio come fa male quest’amichevole in Albania, scrive la Gazzetta dello Sport, proiettata verso un futuro ancora indecifrabile, mentre gli altri sperimentano la squadra per il Mondiale. «Meritavamo di esserci. Sarà un mese difficile…», confessa Mancini. Però, come dice Bonucci, «il calcio offre sempre l’occasione per rifarsi». Solo che chiede qualcosa in cambio: il rinnovamento. Sangue giovane, quello che davvero non manca a quest’Italia che si permette di convocare Pafundi con i suoi sedici anni da liceale. Tirana è l’ennesimo capitolo di un percorso senza respiro: oggi l’Albania di Edy Reja, domenica l’Austria, da marzo si gioca già per i tre punti, obiettivo Euro 2024. Da raggiungere con un’Italia a trazione “Under”.
Rinnovamento di nomi e, presumibilmente, anche tattico. Mancini non nasconde la possibilità di un nuovo sistema, dopo aver conquistato l’Europeo con il 4-3-3 consolidato e aver proposto il 3-5-2 vincente nelle ultime contro Inghilterra e Ungheria. La novità si declina nel 3-4-3 provato negli ultimi due giorni, con Zaniolo nel ruolo chiave: esterno d’attacco chiamato a compattare la mediana in fase di non possesso, quasi trasformando lo schieramento in 3-5-2. Un arretramento nel ruolo che Mancini gli aveva predetto tempo fa: «Zaniolo può fare la mezzala, l’esterno d’attacco, la mezzapunta di destra come nella Roma. In queste due amichevoli faremo qualche esperimento perché per me non c’è un sistema ideale: dipende dai giocatori».
Tra i titolari c’è Scalvini che non ha ancora compiuto 19 anni e ormai è fisso nel gruppo, più i veterani Tonali e Raspadori (22), Bastoni e Donnarumma (23). In panchina e in tribuna Gnonto e Miretti (19), Ricci e Fagioli (21), Parisi (22), Pinamonti (23). Sono tornati a casa per infortuni Frattesi e Scamacca (23), presto arriveranno Udogie (19), tornerà Kean (22) «se riprenderà a far gol, le porte sono aperte». La meglio gioventù si sta allargando. Pafundi, poi, ha un’età oltraggiosa per la Nazionale, ma Mancini è quello che ha convocato lo sconosciuto Zaniolo a 19 anni: «Seguivamo Pafundi da tempo, abbiamo visto le sue grandi qualità. Ha futuro e volevo farlo allenare con noi. Come per Zaniolo: quando è tornato per la seconda convocazione, dopo la prima a sorpresa, era un altro. Era cresciuto».

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Redazione LaViola.it