Intervista all’ex allenatore della Primavera rossonera che ha allenato il nuovo attaccante viola nella stagione dell’esordio in Serie A
Il primo acquisto della Fiorentina nel mercato invernale è Patrick Cutrone. L’attaccante torna in Italia dopo la fugace esperienza in Premier League al Wolverhampton, dove ha segnato 3 reti in 22 presenze. Il classe 1998 sarà chiamato a provare a risolvere i problemi offensivi manifestati dalla squadra viola nel girone di andata. Per commentare il suo arrivo a Firenze, LaViola.it ha contattato Stefano Nava, suo ex allenatore nel Milan Primavera, con il quale l’attaccante siglò 19 reti in 22 presenze:
Come vede il ritorno di Cutrone nel nostro campionato?
“Lo vedo molto bene questo suo ritorno in Serie A. Per l’Italia lo possiamo definire un ‘rientro di cervelli'(ride, ndr). Patrick è un giocatore importante per il calcio italiano e spero che possa esserlo di più da qui in avanti. Mi fa piacere perché sono particolarmente affezionato a lui e rivederlo settimanalmente nel nostro campionato mi dà gioia e spero possa dare delle gioie anche ai tifosi della Fiorentina”.
Firenze è la piazza giusta per rilanciarsi?
“Deve giocare. Se la Fiorentina gli darà lo spazio che merita e se lui se lo meriterà questo spazio, io credo che possa dimostrare cose importanti. Firenze è una piazza meravigliosa, nella quale si può lavorare e ci si può esprimere. La proprietà nuova ha capacità e la ritengo un’occasione importante per lui da cogliere”.
Quali difficoltà può aver incontrato nella sua esperienza inglese?
“È un calcio molto diverso, dove ci sono i migliori giocatori al mondo, e non è facile imporsi, soprattutto per un giovane. Dalle informazioni che mi arrivavano dall’Inghilterra erano di un ragazzo positivo e che aveva lasciato comunque un segno nella tifoseria. Nonostante non abbia giocato titolare il più delle volte, credo che abbia lasciato un piccolo segno. Da questa esperienza credo che ne potrà trarre beneficio da qui in avanti”.
Questa di Firenze può essere considerata la sua prima vera occasione della carriera in cui parte titolare almeno sulla carta?
“Al Milan in alcuni momenti c’era stato al centro del progetto. Cutrone era titolare ed era amato dai tifosi rossoneri ma era al punto di partenza. Soprattutto arrivando dal settore giovanile era una speranza per la tifoseria. I disegni e le scelte tra la società e il giocatore non sono andate parallele e le cose sono cambiate. Non è la prima volta che Cutrone è un punto di riferimento”.
Sotto la sua gestione Cutrone era il capitano della Primavera: cosa la spinse nel fare quella scelta e quale immagine si porta dietro di lui?
“Mi porto dietro il ricordo di un ragazzo solare, molto genuino e attaccato alla famiglia. Era un ragazzo che ama questo lavoro e aveva fame di arrivare. Si vedeva che sarebbe arrivato ad alti livelli. La fame e la lotta che ha lui per il gol, questa sua ossessione, ce l’hanno in pochi. È nato per giocare a calcio. Patrick era un riferimento anche nello spogliatoio, un esempio per la voglia e per la caparbietà: doveva rappresentare un modello anche per gli altri. Dargli la fascia fu un atto di responsabilizzazione per farlo crescere ulteriormente”.
C’è qualche aneddoto in particolare che ha con lui?
“Il suo essere fortemente competitivo mi portava a fare con lui tantissime gare di tiri alla fine dell’allenamento. Quelle poche volte in cui perdeva se ne andava sotto la doccia arrabbiato perché aveva sempre fame di vincere. Erano momenti molto divertenti perché si parlava di un fuori allenamento, ma per lui era comunque fastidioso”.
A Firenze avrebbe potuto ritrovare Montella, l’allenatore che lo fece debuttare in Serie A…
“Lo conosceva bene perché ai tempi ci fu una gestione comune sia mia che di Montella molto attenta: non volevamo che il suo talento si disperdesse e abbiamo lavorato bene per portarlo al momento giusto ad avere quegli esiti. Con Montella a Firenze, Cutrone avrebbe ritrovato una persona che lo conosce bene, ma il calcio è questo. Ora Cutrone deve convincere l’allenatore, i tifosi e sé stesso”.
Venendo alla Fiorentina, che idea si è fatto sulla squadra viola in questa stagione?
“Non vorrei dare un giudizio tecnico, vediamo com’è questo progetto dal punto di vista societario e mi sembra che sia una società solida, fatta di persone per bene che amano e hanno sposato la città e i suoi tifosi. Abbiamo bisogno di dirigenze che hanno innanzitutto un potere economico, ma soprattutto affetto e passione nei confronti della squadra: inItalia tutto ciò manca moltissimo, soprattutto la passione dei presidenti per la squadra. Commisso mi sembra che abbia creato le premesse per una crescita nel lungo termine molto importante”.
Di
Mattia Zupo