Lunga intervista del Sindaco Dario Nardella al Corriere Fiorentino in edicola questa mattina. Tanti i temi trattati, tra cui quello dello stadio Franchi
Questo uno stralcio dell’intervista di Dario Nardella al Corriere Fiorentino in edicola stamani. Si parla anche del tema del restyling dello stadio Artemio Franchi. E Nardella chiede “più visione ed ambizione” a Rocco Commisso.
Come pensa che la ricorderanno, i fiorentini, quando fra tre anni scadrà il suo secondo mandato?
«Pensavo che mi avrebbero ricordato come il sindaco delle tramvie, ora probabilmente mi ricorderanno anche come il sindaco dell’emergenza Covid».
Non come il sindaco del nuovo Franchi?
«Ah, sullo stadio non mi fermo. L’ho detto dall’inizio. E quando mi metto in testa una cosa di solito riesco a portarla in fondo».
Sulla vicenda stadio ha trovato più alleati o più nemici?
«Vedo intorno a me persone che stanno alla finestra e criticano su tutto. Ma come spesso accade, sono certo che quando si tratta di partire si è in pochi, quando arriveremo alla fine saremo in tanti a prenderci i meriti. Ma va bene così».
Il nuovo stadio resterà una storia infinita?
«Io ho perso cinque anni per realizzare lo stadio nuovo alla Mercafir, come deciso con i Della Valle. Ora non voglio perdere più tempo. In città c’è solo l’opzione del Franchi. C’erano due modi per arrivare a una soluzione: o con il mercato o con lo Stato. Con il mercato non è stato possibile perché l’unica condizione era la distruzione dello stadio. A questo punto non rimane che lo Stato. E difendo con orgoglio il fatto che ci vogliano contributi pubblici per realizzare il nuovo stadio Franchi».
Perché è giusto che lo Stato debba contribuire al restyling del Franchi?
«Per due motivi. Il primo: è un bene di proprietà pubblica. Il secondo: è un bene riconosciuto da tutti come un monumento di interesse mondiale. Mi hanno scritto da ogni parte del mondo: l’Icomos, l’Unesco, l’Unione internazionale degli architetti. E io a quel punto ho detto: bene, se avete tutti a cuore il futuro di questo stadio ora vi date tutti da fare. E se lo Stato vincola il Franchi come monumento di interesse mondiale, ha anche la responsabilità di aiutare la città a tutelarlo e a renderlo funzionale. E poi questi fondi del Recovery Fund sono finanziamenti a fondo perduto destinati a beni culturali. Questi soldi sono solo per il Franchi e per la riqualificazione del quartiere, se non li usiamo sono persi. Non potremmo utilizzarli per ospedali o scuole: per quelli ci sono altri capitoli del Recovery Fund».
Calenda la pensa diversamente.
«Mi ha colpito la sua critica così superficiale, anche perché Calenda ambisce a fare il sindaco di Roma e ha sotto gli occhi la vergogna del Flaminio, stadio dello stesso architetto Nervi, abbandonato da vent’anni e diventato causa di problemi di spaccio, degrado e spopolamento. Io di certo non voglio far fare al Franchi, e al quartiere di Campo di Marte, la stessa fine del Flaminio. Se mai Calenda riuscirà a fare il sindaco di Roma, penso che si troverà con gli stessi problemi. Se vuole, sono pronto a dargli qualche consiglio…».
Perché il Franchi?
«Perché è unico nel suo genere e i fiorentini sono molto orgogliosi della storia del Franchi, della Fiorentina e di quel quartiere. Io non condivido la lettura di chi vorrebbe radere al suolo lo stadio del Nervi e con lui 90 anni di storia sportiva come se fosse un rudere di campagna».
«Io sto con Rocco»: quello striscione lo mostrerebbe di nuovo?
«Be’, anche oggi noi stiamo aiutando la Fiorentina nella battaglia sul Viola Park. Devo dire però che per come sono andate le cose mi aspetterei da Commisso più visione e ambizione, perché il restyling del Franchi è una sfida molto più bella e difficile che fare uno stadio nuovo. Lo stadio nuovo lo sanno progettare tutti, il restyling del Franchi è per persone visionarie e coraggiose».
Di
Redazione LaViola.it