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Mutti: “Atalanta modello difficile da replicare. Vlahovic tra i centravanti migliori della Serie A”

Le dichiarazioni dell’ex allenatore nerazzurro in vista della gara contro i viola

L’allenatore Bortolo Mutti ha parlato a Lady Radio in vista di Fiorentina-Atalanta:

“La classifica parla a favore dell’Atalanta, ma sicuramente la Fiorentina avrà molte motivazioni. Sarà complicata per entrambe. Tecnicamente e tatticamente mi aspetto una sfida fotocopia, visto che hanno moduli simili”.

CRESCITA DELL’ATALANTA. “Ci sono tante coincidenze: una proprietà solida, sicura, legata al territorio. Strutture migliorate anno per anno con interventi importanti a Zingonia, il settore giovanile è sempre stato il fiore all’occhiello, la nascita del centro sportivo crea un luogo di lavoro futuristico e poi c’è anche un lavoro certosino dello scouting. Sartori con i suoi collaboratori riesce a fare operazioni importanti, non solo a livello economico. Le altre realtà fanno fatica a copiare la realtà atalantina, ma imitarla non è così facile, anche se qualcuno ci ha provato. Adesso ha le basi e i requisiti per restare ad alti livelli”.

GASPERINI. “Ha fatto un mix di situazioni, di concetti semplici ma efficaci, che le altre fanno fatica a copiare. C’è un concetto chiave nel suo gioco: chi riconquista palla poi deve proporsi”. 

VLAHOVIC. “Mi piace tantissimo, ha davanti un percorso importante. Ha fisico, lavora bene per la squadra ed è forte di testa: è un attaccante moderno, ma anche punto di riferimento che la Fiorentina ha saputo valorizzare. Dopo le difficoltà iniziali, adesso è uno dei centravanti più forti del nostro campionato”.

PRANDELLI. “Mi dispiace perché ha lasciato con un disarmo che ci deve far pensare. Abbiamo creato degli equilibri nel nostro mondo che forse era meglio limitare, e parlo pure dei social, dell’aspetto mediatico, degli agenti e dell’incapacità di certi presidenti di fare gruppo con la squadra. Si rincorrono solo gli aspetti economici. Una volta ci si identificava nelle varie realtà e si faceva da collante, si metteva la maglia per giocare per la propria gente. Questo è quello che abbiamo vissuto io e Cesare e abbiamo ancora dentro allo stomaco e al cuore. Fai fatica a condividere certe situazioni. Lo devi fare per lavoro, ma non è più come prima. Per chi lo vive adesso senz’altro è meglio, ma io ho visto metamorfosi e cambiamenti che faccio fatica ad accettare”.

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