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Mondonico e quel pianto dopo il Perugia. Riganò: “Pressioni e dubbi lo avevano ferito”

Quella maglietta viola che la mamma gli faceva indossare per giocare con gli altri bambini sui campi della Bassa bergamasca era diventata la sua seconda pelle. Tanto che per Emiliano Mondonico, – tessera del Settebello in tasca – la Fiorentina era una fede, prima di una squadra da allenare. Così scrive La Nazione. Ecco perché dopo aver riportato la Fiorentina dell’era Della Valle in serie A, appena arrivato il fischio finale della gara contro il Perugia, voleva scappare per piangere di gioia senza essere visto, lui che invece viveva il calcio con emozione. Ma solo la forza di Riganò, il centravanti-muratore trasformato proprio dal Mondo in bomber spietato, impedì per un attimo a Mondonico di mettere in atto il suo piano.

Lo trovarono infatti, un’ora dopo la fine della partita, seduto sul lettino del massaggiatore a piangere a dirotto. Come quel bimbo che correva con la maglietta viola, preso di mira dagli amici che lo associavano proprio alla Fiorentina, lì nel covo di interisti e milanisti. «Si era chiuso a chiave – svela il retroscena proprio RigaGol – perché erano state troppe le pressioni e i dubbi sollevati da qualcuno sulla sua capacità di essere ancora un tecnico da serie A. E questo lo aveva ferito nel profondo, lui uomo capace di navigare con ogni tempo e contro ogni avversario».

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