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Mondonico a VI.IT: “La Fiorentina pensa più a divertirsi che al risultato. Ben venga Jovetic, a meno che…”

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La Fiorentina che si prepara alla sfida di Empoli dopo due settimane di sosta che tutti si augurano aver giovato alla squadra. I dubbi dei tifosi su questa prima parte di stagione però restano, e sono collegati ai risultati altalenanti dei gigliati. Proprio di queste dubbiosità che circondano la squadra viola abbiamo parlato con Emiliano Mondonico: l’allenatore ex Atalanta, Torino e appunto Fiorentina conosce bene l’ambiente di Firenze; perciò la prima domanda non poteva che riguardare il gioco dei viola, troppo spesso poco concreti sottoporta: “Credo che la Fiorentina si diverta sul campo, ma io non sono d’accordo con questa filosofia. Giocare a calcio può essere un divertimento quando giochi tra amici, ma quando il calcio diventa il tuo lavoro devi pensare soprattutto a dare il meglio e il massimo di te stesso. I pochi gol viola dipendono anche dal fatto che la Fiorentina sembra volere per forza entrare in porta col pallone: anche in questo caso la squadra rende il gioco del calcio un divertimento, invece di ricordarsi la realtà di tale gioco. E’ un gioco semplice, non bisogna farlo diventare difficile attraverso l’inutile. Spesso la Fiorentina va a cercare cose inutili o paradossali, questo limita il rapporto con la porta. Non so quando questa squadra deciderà di diventare grande, ne ha tutte le caratteristiche. Però da un po’ di tempo c’è questa idea del divertirsi e del divertire, che mette in secondo piano il risultato. Si gioca per fare gol, per vincere. Bisogna dare il meglio di quello che sei per ottenere il risultato, non si può pensare che il risultato sia la conseguenza del gioco, è l’esatto contrario: la cosa più importante è il risultato. E mi sembra che la Fiorentina non lotti per il risultato”.

La Fiorentina è dipendente dalle prestazioni dei “titolarissimi” Ilicic e Kalinic?
“Non penso lo sia, perché (salvo rare eccezioni come Maradona) non ci sono uno-due giocatori che determinano le sorti di una partita, è la squadra intera. Ad esempio: Kalinic è il finalizzatore, punto. I compagni devono capire che il suo ruolo è quello di concludere l’azione, non può determinare il risultato da solo. Per finalizzare è necessario che i tuoi compagni giochino per te, non per divertirsi”.

In questi giorni si è ricominciato a parlare del rinnovo di Paulo Sousa. Pensa che il portoghese proseguirà il suo percorso da allenatore con la Fiorentina?
“In questo momento non si può mettere in discussione Sousa. L’allenatore deve sempre dare certezze e sicurezze, esse derivano dall’avere la fiducia della società. Se si mette in dubbio la presenza del tecnico nel presente o nel futuro, il mister perde quella leadership che è fondamentale, anche per legittimare le decisioni del mister quando sceglie chi deve giocare e chi deve stare fuori. Il gruppo deve essere sicuro che la persona che allena sia colui che sceglie chi gioca e chi no, altrimenti tutto diventa più difficile perché il giocatore si rende conto che l’allenatore è nelle mani della società, finendo per perdere motivazioni. Perciò penso che la società debba stare vicina a Sousa e confermarlo. A Giugno, a campionato terminato, ognuno la penserà alla sua maniera e si trarranno le conclusioni, ma non prima che termini la stagione: sarebbe un voler farsi male da soli”.

Il rinnovo di Badelj invece quasi sicuramente non arriverà. Cessione a gennaio, cessione a giugno, permanenza fino alla scadenza del contratto: qual è secondo lei la decisione che dovrebbe prendere la Fiorentina?
“Quando questi discorsi diventano pubblici la conseguenza è il “tira-e-molla” tra le parti, che si sta appunto verificando. E’ chiaro che se davvero il giocatore non vuole più il rinnovo del contratto, essendo comunque patrimonio della società e potendo di conseguenza fruttare dei soldi alla Fiorentina, a gennaio dovrà essere ceduto. Si riceveranno i soldi e si investirà su altri calciatori”.

Si parla di un possibile ritorno di Stevan Jovetic a Gennaio. Operazione da accogliere a braccia aperte o rimangono troppi dubbi legati al montenegrino?
“Alle volte si dice che la minestra riscaldata non va bene. Però in questo caso si parla di un giocatore che milita nella propria Nazionale, che non si sa come faccia a non giocare nel suo club e che in assenza problemi fisici si colloca in prima fascia. Perciò ben venga Jovetic, a meno che non ci siano situazioni a noi sconosciute. Per farle un esempio, qualche problema fisico nascosto. La società Fiorentina lo conosce bene, sotto tutti i punti di vista; io personalmente mi chiedo sempre perché non giochi. Però se l’allenatore sceglie di lasciarlo fisso in panchina ci saranno delle motivazioni, motivazioni che bisogna conoscere, prima di decidere se puntare davvero a Gennaio sul montenegrino. Jovetic ha fatto benissimo a Firenze, meno a Milano: magari semplicemente perché alla Fiorentina era una stella e all’Inter è uno dei tanti. Se davvero non ci fossero altri motivi Jo-Jo non sarebbe mai una minestra riscaldata, ma un primo piatto coi baffi”.

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