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Moise al centro del villaggio. La Fiorentina deve ritrovare il suo ‘centro di gravità permanente’
Il centravanti viola ha messo a segno la prima rete stagionale contro la Roma, ma è ancora lontano dal livello mostrato lo scorso anno
Se la sconfitta con la Roma, la terza casalinga in un inizio di campionato avaro di vittorie, sembra aver gettato la Fiorentina nello strapiombo di una crisi nerissima, è anche vero che ha portato in dote a Stefano Pioli una nuova di non poco conto: il primo centro stagionale di Moise Kean.
BRUTTA COPIA. Il bomber di Asti, finora, era rimasto a bocca asciutta in tutte e sei le partite in cui era sceso in campo da inizio stagione (sempre titolare in campionato e nella gara di andata contro il Polissya, squalificato nelle successive due uscite europee). Non solo, era spesso apparso avulso dalla manovra della squadra di Pioli, solo a fare la lotta contro i marcatori avversari, poche volte messo nelle condizioni di provare a far male alle retroguardie rivali. Insomma, la brutta copia del Moise versione cinque stelle extralusso visto l’anno scorso agli ordini di Raffaele Palladino. Quel Moise che, citando Battiato, si era imposto come ‘centro di gravità permanente’ della Fiorentina.
SCELTA VINCENTE. Lo scorso anno, il tecnico campano aveva cucito una Viola a misura del suo bomber. Una squadra bassa, in grado di difendersi compattamente e verticalizzare, in modo da permettere al suo centravanti di agire in profondità avendo a disposizione ampie porzioni di campo. Dandogli così modo di mettere in mostra le sue qualità migliori: lo strappo in velocità, la strabordante potenza fisica, la capacità di piantare le cosce a terra, difendere il pallone e aiutare i compagni a guadagnare metri di campo. Una scelta vincente, che gli ha permesso di mettere a segno 25 gol in tutte le competizioni e guadagnarsi i gradi di centravanti titolare della Nazionale. Scelta che si rivela ancora più azzeccata se si considera da dove Moise arrivava: zero gol con la maglia della Juventus nella stagione 2023/24, lo scetticismo della piazza fiorentina per l’investimento da 13 milioni più bonus e il giubilo dei tifosi bianconeri per l’insperato colpo messo a segno da ‘Chef’ Giuntoli.
FIDUCIA. C’è però un altro fattore decisivo nella storia dell’esplosione di Kean: la fiducia. Appena arrivato a Firenze, nel giugno 2024, Palladino fa immediatamente il nome del suo futuro bomber, già ambito e inseguito ai tempi di Monza. Ha deciso di fare all-in su di lui. La società lo asseconda: accetta di inserire una clausola rescissoria nel contratto e decide addirittura di non mettergli alle spalle un’alternativa. La volontà è chiara: il ragazzo, per ritrovare continuità, deve stare al centro del progetto. Al centro che più al centro non si può. Anche a gennaio, niente punta di riserva: piuttosto, Palladino si dice disposto, in caso di emergenza, a puntare sul giovane Caprini (non lo farà praticamente mai). Nonostante qualche assenza, tra piccoli acciacchi e problemi familiari, la scelta paga.
ESTATE. Poi arriva l’estate. La paura, sventata, per la clausola rescissoria da 52 milioni. Alla fine, il rinnovo. A cifre da capogiro, raramente viste a Firenze: quasi cinque milioni a stagione. Nel frattempo, la dirigenza viola acquista prima Edin Dzeko, poi Roberto Piccoli. Due centravanti, uomini d’area, proprio come Moise. La volontà del nuovo mister Stefano Pioli è chiara, fin dalla conferenza stampa di presentazione: vuole giocare con uno schema a due punte. Nelle prime amichevoli è quasi sempre Kean+Dzeko, con Gudmundsson a ridosso (Piccoli arriverà qualche settimana dopo). Ed è proprio il pesante investimento sul centravanti del Cagliari, vicino ai 30 milioni, a rendere quasi irreversibile la direzione intrapresa.
CAMBIO DI ROTTA. I risultati ottenuti fino a ora sono sotto gli occhi di tutti. Pioli fa e disfa: nelle prime gioca con la coppia formata da Kean e Gud, a Torino inserisce al loro fianco Piccoli. Contro il Napoli giocano Moise e Dzeko, contro il Como il numero 20 viola è affiancato dall’ex Cagliari. Il cambio di rotta, almeno per quanto riguarda il campionato, avviene con il Pisa: Kean torna ‘solista’, con il 10 islandese e Fazzini a supporto. Lo stesso schema viene poi riproposto contro la Roma. Ed è contro la squadra di Gasperini che, almeno fino alla fine del primo tempo, si rivede il vecchio Moise. Su imbucata di Nicolussi Caviglia, punta ferocemente il giallorosso N’Dicka, si accentra sul destro e scarica un tiro potente, imprendibile per Svilar: rete dell’1-0 viola. Più tardi, quando intanto la Fiorentina è riuscita a farsi rimontare il vantaggio subendo due gol, si fa trovare di nuovo pronto su un filtrante di Fazzini e lascia partire un mancino a incrociare che, forse anche un po’ ‘allungato’ dal vento, centra in pieno il palo.
TROVARE UNA QUADRA. Fino all’intervallo, si è detto, perché alla ripresa del gioco Pioli inserisce Piccoli al posto di Gudmundsson, riproponendo lo schema a due punte. Sul finire di partita saranno addirittura in tre, con l’aggiungersi di Dzeko. Kean esce dalla partita, risultando sempre meno cercato dai compagni e, di conseguenza, pericoloso. Il problema sembra dunque tattico: il numero 20 viola sembra non digerire a pieno l’assetto a due punte studiato da Pioli. È vero, in Nazionale la coppia con Mateo Retegui, nelle due partite di qualificazione ai Mondiali di settembre, è sembrata funzionare. In quel caso, però, è stato decisivo un Retegui manovratore, in versione ‘9 e mezzo’, in grado di creare spazio per le scorribande del compagno di reparto. Spazio, come dicevamo in apertura. Ma anche un centrocampo solido e propositivo. Questo sembra mancare attualmente alla Fiorentina e penalizzare il suo bomber: un compagno di reparto con le caratteristiche giuste per supportarlo e completarlo e una mediana in grado di creargli, con qualità e verticalità, gli spazi necessari per incidere. Spetta a Pioli trovare una quadra tattica, per mettere una pezza a un mercato quantomeno confusionario e rimettere Moise al centro del villaggio.