In Cina si dovrebbe ripartire tra metà maggio e inizio giugno, quattro mesi dopo il primo decesso per Coronavirus. Difficile ripartire a maggio in Italia.
Se per capire quando riprenderà la Serie A il parametro da seguire è la Super League cinese, che ha fatto i conti con il Coronavirus prima del nostro campionato, non siamo messi bene. In Cina il pallone non rotola ancora: non tutte le squadre hanno ripreso gli allenamenti e non c’è una data sicura per il primo match ufficiale. Ecco perché (purtroppo) pare irrealistico pensare al 2-3 maggio come il week end della “rinascita” della A, scrive Il Corriere dello Sport.
FELLAINI POSITIVO E STOP. E’ risultato positivo Marouane Fellaini: la notizia ha provocato, oltre alla quarantena del belga dello Shandong Luneng, l’immediato annullamento di una riunione che era prevista tra i vertici della Federcalcio cinese. Ieri a Pechino e dintorni le ipotesi più accreditate parlavano di un rinvio del campionato a metà maggio-inizio giugno. Se così sarà, la Super League inizierà la sua stagione oltre 4 mesi dopo il primo morto a Wuhan, un triste evento datato 11 gennaio, dopo che il Covid-19 circolava già da dicembre. Considerato che il primo decesso in Italia c’è stato il 21 febbraio, difficile pensare positivo. La speranza del calcio italiano è quella di fare prima, ma le misure di contenimento e di quarantena sono state applicate in maniera più rapida e soprattutto più ferrea da Xi Jinping rispetto al nostro Governo.
ZERO RISCHI. La linea, come succede per tutte le cose in Cina, è stata dettata da Xi Jinping e dal suo Governo: la guerra al virus non è ancora vinta e non si possono correre rischi (il calcio è considerato tale per la salute pubblica in questo momento). Anche perché il pericolo di contagi… di ritorno, ovvero legati alle persone che sono tornate dall’estero nel Paese, è concreto. Fellaini insegna… Per questo alcune Regioni stanno usando una particolare App che visualizza tramite i dati del cellulare (le celle telefoniche agganciate) i posti dove uno è stato. In Cina e all’estero. Questo permette alle autorità di decretare la quarantena. Per i calciatori è più facile saperlo, ma il principio è applicato anche a loro.