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Milenkovic al Qs-La Nazione: “Lo scontro con Higuain? Per me sono tutti uguali”

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Lunga e interessante intervista del Qs-La Nazione al difensore viola Milenkovic. E’ stato uno dei primi acquisti della stagione, Corvino ha bloccato Milenkovic in anticipo trovando un accordo con il Partizan Belgrado: 5,1 milioni alla società serba e uno stipendio di 400mila euro al giovane Nikola, classe 1997, che proprio con il Partizan ha vinto lo scudetto. La doppia operazione con il Partizan è stata chiusa esattamente un anno fa, anche se l’annuncio ufficiale è stato dato a giugno: subito Firenze per Milenkovic, ancora un anno a Belgrado per Dusan Vlahovic (quest’ultimo acquistato per 1,5 milioni). Vlahovic si aggregherà alla prima squadra viola a luglio, nel frattempo Milenkovic ha convinto tutti con le proprie prestazioni.

Com’era Higuain visto da vicino, anzi, per essere precisi al millimetro, da vicinissimo? Nikola Milenkovic guarda la foto: un wrestler (lui) che in Fiorentina-Juve incombe con lo sguardo da accoltellatore sulla barba del Pipita, se non impaurito di sicuro un poco intimorito di fronte al metro e novantacinque di provenienza serba. Se questa non è grinta, molto ci assomiglia. Il wrestler guarda l’immagine e – forse è un’impressione – un poco arrossisce. “Quando si gioca a calcio può succedere”.

Milenkovic, non deve mica giustificarsi. Però pochi ventenni sarebbero stati così aggressivi contro Higuain: “Dico la verità, per me il nome dell’avversario non conta. Non mi ha mai condizionato, tutti meritano rispetto e grande applicazione se vuoi fare bene il tuo lavoro. Il centravanti della Juve o quello di un’altra squadra per me sono uguali: devo fare di tutto per bloccarli”.

Ci vuole molta autostima a questi livelli: “Non so se dipende da questo, io sono a Firenze per imparare e sono convinto di aver fatto la scelta migliore, al momento giusto della mia carriera”.

Pensava le stesse cose anche quando era in panchina?: “Assolutamente sì”.

Provi a essere convincente: “E’ il mio carattere, a me piace sempre imparare, capire, sommare le esperienze. E dalla panchina cercavo di assorbire tutto, non mi sono mai perso un dettaglio delle partite che ho visto senza giocare. Solo in questo modo si può migliorare, è sempre stata la mia mentalità fin da quando ero piccolo”.

E già voleva diventare calciatore?: «Non so, lo sport in generale mi è sempre piaciuto. Avrei potuto giocare a pallamano, ma andavo forte anche sulle pista di atletica… A 14 anni ero fra i primi sei atleti junior in tutta la Serbia nella corsa sui 60 metri, non ero così alto ma insomma, già più di un metro e 80. Ho sempre avuto una grande velocità, nonostante le mie misure non proprio ridotte. Obiettivamente credo che questo sia un bel vantaggio, o comunque una dote che ti viene concessa in dono e devi sfruttare. Ci sto provando con grande concentrazione, cercando di prepararmi sempre al meglio”.

Il pensiero veloce sembra una sua caratteristica: a Moena lei si presentò parlando in italiano: “Mi piace essere preparato. La conoscenza della lingua mi ha aiutato fin dai primi allenamenti, credo nell’importanza dei dettagli. Anche se questo proprio un dettaglio non è”.

Ci racconti i suoi pregi e i suoi difetti, come persona e calciatore: “Quando uno ha bisogno cerco di aiutarlo, come si dice in italiano, ritengo di essere altruista. Come calciatore sono soddisfatto della mia velocità di esecuzione”.

E i difetti? “Sono perfezionista al limite della pignoleria. Quando sbaglio qualcosa ci penso davvero troppo e mi arrabbio con me stesso. Come calciatore devo imparare a restare concentrato sempre, per 90 minuti, perché ad alti livelli sbagli e ti puniscono subito. Avete visto Christensen nella partita contro il Barcellona?”.

Come no. Certo che quei livelli sembrano spaziali: “Io guardo quelle partite perché mi piace il calcio, ma soprattutto perché voglio imparare. Si capiscono tante cose guardando quelli più bravi”.

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