Rassegna Stampa
Milan, non solo bilanci: per la Uefa mister Li non è credibile. E al Tas…
Rosso di bilancio di 200 milioni tra il 2014 e il 2017, ma non solo: problema di credibilità del progetto rossonero secondo la Uefa.
La parola chiave è Credibilità. Arriva dalle motivazioni della sentenza di Nyon per il Milan e rimbalzerebbe prepotentemente nelle oltre 30 pagine prodotte dalla Camera Giudicante della Uefa, che due giorni fa ha ufficialmente estromesso il Diavolo dalle coppe europee per una stagione. Così scrive La Gazzetta dello Sport.
OLTRE I BILANCI. Secondo le indiscrezioni, nella documentazione deliberata dai 5 giudici si farebbe un ripetuto utilizzo dell’espressione «mancanza di credibilità» verso il progetto del Milan targato Li Yonghong. La sentenza che ha punito i rossoneri, va ricordato, si riferisce al triennio 2014-17 e alle perdite di bilancio del club di via Aldo Rossi: parliamo di circa 250 milioni di rosso da bilanci consolidati, che ai fini Uefa, al netto delle «spese virtuose», dovrebbero ammontare a circa 200 milioni (cifra comunque lontanissima dai 30 milioni consentiti dal FFP).
I primi elementi che filtrano dalle motivazioni, però, aggiungono nuove tessere al mosaico: la Camera giudicante, in sostanza, non entrerebbe nel merito della decisione della Camera investigativa ma non ravviserebbe errori nel «no» al Settlement. Allo stesso tempo, metterebbe in dubbio la credibilità del business plan presentato dai dirigenti rossoneri, definendolo contraddittorio, con particolare accento sugli aspetti relativi ai ricavi provenienti dalla Cina.
Pochissimi, invece, sarebbero nelle motivazioni i riferimenti a un eventuale passaggio di proprietà: per i giudici, l’unico soggetto all’orizzonte sarebbe il fondo Elliott, che al momento dell’acquisto del club da Fininvest ha finanziato Mr. Li con 303 milioni (saliti a 380 con gli interessi) e che, una settimana fa, ha anticipato a Yonghong altri 32 milioni per l’aumento di capitale (il presidente rossonero ha tempo fino al 6 luglio per restituirli e restare alla guida).
FILO CONDUTTORE. Non solo il disavanzo dei bilanci 2014-17, insomma: per i giudici di Nyon, anche la presunta debolezza dell’intero progetto rossonero, sotto tutti gli aspetti, avrebbe giocato un ruolo cruciale. Stesso punto di vista adottato dalla Camera investigativa della Uefa nei precedenti «no»: «A oggi, ci sono ancora delle incertezze per quanto riguarda il rifinanziamento del debito che deve essere rimborsato a ottobre 2018 e le garanzie finanziarie fornite dai maggiori azionisti», si leggeva nel comunicato del rifiuto del Voluntary di dicembre, e la sostanza della nota si ripeteva anche nella bocciatura del Settlement dello scorso maggio. L’Adjudicatory Chamber ha seguito le linee tenute da chi li ha preceduti nell’analisi dei conti rossoneri.
VERSO IL TAS. E in ottica Tas, cosa ci si può aspettare? Il riferimento (negativo) alla «credibilità» del progetto Milan allarga il campo alla situazione societaria: se a Losanna dovesse approdare un ricorso «accompagnato» da un nuovo proprietario, i rossoneri potrebbero sperare in un verdetto favorevole. Anche se il successo non sarebbe automaticamente assicurato.