Editoriali

Meritocrazia, rispetto e fiducia: come Palladino ha rimesso la Fiorentina sui binari Champions

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Dopo un mese e mezzo di difficoltà, la Fiorentina ritrova spirito e carattere. Meritocrazia, fiducia e scelte coraggiose: così Palladino ha ribaltato la situazione

Dalla notte più buia a quella in cui vivere un sogno. Dalla sconfitta dolorosa di Monza ai tre gol rifilati a un’Inter che pareva inscalfibile. Se Moise Kean si è preso la copertina, con la sua doppietta da favola, se Ranieri ha segnato nel giorno in cui la Fiesole saluta e omaggia l’ex capitano Cristiano Biraghi, se la vittoria coi nerazzurri ha chiuso il cerchio di quella serata maledetta e del malore accusato da Edoardo Bove e se la Fiorentina ha mostrato tutto il suo carattere e ha ritrovato quello spirito che qualche settimana fa pareva finito chissà dove, lo deve anche e soprattutto a Raffaele Palladino. Rimasto calmo e lucido nel momento dell’assenza del suo equilibratore. Alla ricerca di un nuovo bilanciamento in un assetto che nel frattempo mutava ma non produceva gli effetti desiderati. Un mese e mezzo di difficoltà, di aggiustamenti, tentativi. Prestazioni che non arrivano, risultati che sono una conseguenza. Eppure, anche in quel periodo, Palladino non si è scomposto. Nonostante girassero strane voci su un suo possibile esonero. Nonostante le otto vittorie di fila e quei tre mesi di imbattibilità fossero ancora freschi ricordi. Palladino non si è scomposto. E ha cercato una soluzione.

Palladino e le sue scelte

Le sue parole d’ordine? Meritocrazia, rispetto, lealtà e grande fiducia in tutti. Il tecnico ha dovuto fare delle scelte. Colpani ne è un esempio, forse il più lampante. Fuori per una botta alla caviglia, vero. Ma con l’arrivo di Folorunsho, l’erede tattico di Bove, ha potuto chiedere a Michael di fluttuare tra centrocampo e attacco proprio come aveva interpretato Edoardo alla perfezione. E poi Beltran, di nuovo centrale: con e senza Gudmundsson, che sia più mediano o laterale offensivo o trequartista o ancora seconda punta. Lucas fa quel che gli viene richiesto e quasi sempre, oltre all’anima che infila nelle sue prestazioni, gli riesce. Meritocrazia, appunto. La stessa logica che ha portato Palladino a compiere alcune scelte mirate sul mercato, in uscita: Biraghi, Quarta, Kayode, Ikoné, Kouame. E qui arriviamo al rispetto e alla lealtà. Non trovavano spazio, non poteva assicurarglielo. Non è stato facile parlare coi senatori di un gruppo che non era più il loro. Non più il suo. Le ricadute potevano generare malumori. Ma alla fine è stata trovata una soluzione e il mercato, in questo senso, ha aiutato. Chi merita, gioca. Altri esempi? Mandragora e Parisi. Parevano destinati a ruoli da attori non protagonisti, di quelli che figurano ma non se ne ricordano le gesta. E invece: giocano, spesso, si sbattono, sono parte integrante e hanno trovato nuovi abiti a seconda della serata.

Uno spirito ritrovato

Meritocrazia, rispetto, lealtà e grande fiducia in tutti. Palladino era consapevole che quel mese e mezzo, così brutto e per certi versi inspiegabile, non poteva essere la normalità. Così come era consapevole che quelle otto vittorie di fila e quel momento d’oro, prima o poi, avrebbero chiesto il conto. È l’equilibrio che conta, l’omogeneità di tutte le componenti, l’armonia del gruppo e dei singoli. Palladino come un alchimista, insieme al suo staff. Non sarà perfetto, commetterà i suoi errori, non punterà su un gioco dominante o avvolgente come accaduto in passato. Eppure il gruppo è sempre stato dalla sua parte, il dialogo con la società l’ha aiutato anche sul mercato (Adriano Galliani il suo mentore in ambito di comunicazione e dialettica) e la terza vittoria di fila, quella con l’Inter, ribalta anche l’ultima tendenza negativa. Il successo, infatti, è arrivato nel secondo tempo. Quando i nerazzurri si sono trovati gli spazi chiusi e la Fiorentina ha agito con rapidità in ripartenza bucando Sommer e facendo della concretezza l’arma prediletta da questa squadra.

La corsa Champions è ripartita

Il quarto posto è reale, l’obiettivo Champions è stato ripetuto nientemeno che da Dodo. La Fiorentina ci crede, consapevole che soltanto con questo spirito e questa anima potrà lottarsela fino in fondo. Da lunedì il tecnico avrà a disposizione tutti i nuovi acquisti: Pablo Marì, Fagioli, Folorunsho, Zaniolo, Ndour. Avranno bisogno di un po’ di tempo per integrarsi appieno nelle logiche di spogliatoio e di campo. Ma poi la trasformazione potrà essere totale. E la sensazione è che la strada imboccata di nuovo da tre gare a questa parte possa intrigare. Altri club sono più attrezzati e il Milan, su tutti, è intervenuto sul mercato per scalare posizioni in classifica. L’obiettivo della Fiorentina sarà quello di infilarsi in questo gruppetto, lottare con ciò che si ha a disposizione. Con determinazione, fame, umiltà. La strada è ancora lunga. Eppure adesso pare più bello percorrerla.

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