L’ex tecnico del Torino, accostato anche alla Fiorentina, parla del suo passato ma anche del suo futuro: “Ho rifiutato diverse proposte”
Ci sarebbe anche Walter Mazzarri tra i profili monitorati per la panchina viola. L’allenatore toscano, fermo dopo l’esperienza al Torino, parla così al Corriere della Sera: «Sono carico come e più di prima. Finora è stata una scelta. Ho rifiutato diverse proposte perché dopo 20 anni di carriera posso anche permettermi di selezionare soltanto progetti che realmente mi convincono. Diciamo pure che, complice il Covid, ho deciso fermarmi, riflettere. E nel frattempo studiare il calcio che si evolve».
Eppure ogni volta che c’è una panchina libera, gira il suo nome. L’ultima è la Fiorentina. «A volte è vero, molte altre no. Chi crede nel mio lavoro deve confrontarsi con le mie idee. Se conosce un po’ di quello che ho fatto, sa che posso essere un valore aggiunto».
Studia il calcio, continua a perfezionare l’inglese e poi? «Faccio il manager. Ho messo su ville di lusso che affitto ad un target alto. Ho voluto misurarmi con l’economia, sfruttando gli insegnamenti di imprenditori importanti che ho avuto come presidenti: Cairo e De Laurentiis, in particolare. Ho già ospitato vip, personaggi dello spettacolo. Tutti entusiasti».
Difesa a tre, un suo cavallo di battaglia: l’Italia per un po’ si è sistemata così contro la Svizzera. «Ma anche il Chelsea quest’anno si è mosso nella stessa direzione, e ha vinto la Champions. Quando le idee sono buone sono sempre valide. Ci sono varianti tattiche che non passano di moda, l’importante è applicarle alla logica calcistica di questa o quella squadra. Si discute molto della costruzione dal basso, del possesso palla: va tutto bene quando il gioco non è fine a sé stesso. Ci vuole equilibrio, e l’Italia ce l’ha. Può chiudere il girone da prima e ambire anche al traguardo».
E i suoi traguardi? «Basta andare a scorrere gli almanacchi: Reggina salvezza storica, Livorno ritorno in A dopo 55 anni, Sampdoria rinata, Napoli preso al sest’ultimo posto e portato in Champions. Quinto con l’Inter in un momento storico difficile per il club e a Torino il record dei 63 punti. Le sembra poco? Poi, certo, c’è chi dice: ma cosa ha vinto? Molte volte in questo ambiente, sbagliando, si parla di vincenti e non vincenti. Il lavoro dell’allenatore va valutato in base alle forze che ha. Chi consegue risultati superiori alle aspettative vince uguale».
Il futuro? «Le dico il presente: oggi il mio telefono squilla ogni minuto».
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Redazione LaViola.it