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Maxi ritiri per ripartire. Ma 9 club (tra cui i viola) non hanno centro sportivo adeguato

centro sportivo Davide Astori

La commissione medica della Figc ha indicato la strada per ripartire: safe zone per ogni club senza contatti esterni. Ma la Fiorentina…

Il maxi mercato fino a dicembre, la maxi stagione che può terminare a luglio o ad agosto… e infine il maxi ritiro. Ecco l’ultima idea: i centri sportivi potrebbero diventare dei veri e propri bunker anti Coronavirus per permettere alle squadre di isolarsi tra una partita e l’altra. Dopo la quarantena i calciatori dovranno scordarsi i rientri a casa, i lunedì in famiglia e le gite fuori porta con le mogli. Presumibilmente, dal “via libera” ufficiale ci saranno almeno 3 settimane di preparazione atletica e poi si giocherà ogni tre giorni a porte chiuse. Il calcio dentro una vera bolla, scrive Il Corriere dello Sport.

COMMISSIONE MEDICA. Ieri si è riunita in videoconferenza la commissione medica della Federcalcio. Gli esperti sono stati incaricati di ideare un protocollo per le società – dai professionisti ai dilettanti – a cui i presidenti dovranno adeguarsi per garantire le condizioni sanitarie migliori ai lavoratori. Ai club verrà chiesto: 1) di sanificare i centri sportivi; 2) di circoscrivere l’entrata in questi luoghi solo ai componenti del “gruppo squadra”, una ristretta cerchia di persone tra atleti, staff tecnico, medici, preparatori, cuochi e magazzinieri; 3) di eseguire alcuni esami prima di dare l’idoneità (test molecolari, test sierologici ed esami del sangue generali). Chi, tra gli addetti ai lavori, ha contratto il Covid-19 farà un percorso diverso, sottoponendosi anche a visite agli apparati respiratori e cardiovascolari. I calciatori risultati positivi verranno sottoposti a uno screening completo: non è escluso, infatti, che il virus possa creare danni collaterali ai reni, allo stomaco, al fegato e al cervello.

PROBLEMI. Ma quali società sarebbero pronte ad accogliere squadra e staff all’interno di un centro sportivo per tre mesi? Persino in Serie A ci sarebbero difficoltà. La Juventus a Vinovo, la Lazio a Formello, l’Inter al “Suning”, l’Atalanta a Zingonia, la Roma a Trigoria, il Napoli a Castel Volturno, il Milan a Milanello, il Parma al villaggio di Collecchio, il Bologna a Casteldebole, il Sassuolo al Mapei Football Center e il Cagliari ad Asseminello. Undici club su venti. Gli altri 9 (tra cui la Fiorentina) dovrebbero utilizzare strutture pubbliche (resort, alberghi) con il rischio di esporre i calciatori al contatto con estranei (personale alberghiero, camerieri, turisti) e annullando, così, gli sforzi fatti per garantire l’isolamento generale. Chi non possiede un centro dove potersi “ritirare” dovrebbe traslocare in delle vere e proprie safe zone, delle aree bonificate dove il rischio contagio rasenta lo zero. Oltre alle società di A, in questo gruppo c’è quasi la totalità dei club di Serie B, Serie C e del vasto mondo dei dilettanti. Possibile che ai professionisti senza centro sportivo “blindato” vengano chiesti controlli costanti (e tamponi) per tutta la durata del campionato.

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