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Maxi Olivera: “Alonso era super: per coprire la fascia mi sono adattato. Voglio restare”
MAXIMILIANO Martin, detto più comodamente Maxi, ha una fidanzata uruguaiana che si chiama Florencia, nata come lui a Montevideo. «Dove avrei potuto giocare in Europa, se non a Firenze»? Si scopre dunque che il ragazzo sa anche sorridere, sebbene in campo abbia spesso espressioni stravolte per il superuso atomico sulla fascia, su e giù, mezzo terzino e mezzo attaccante basculante, fa anche rima, una specie di vice Alonso senza avere la straordinaria resistenza fisica di Alonso. Quattordici presenze in campionato, sei in Europa League, due in coppa Italia: fiducia part time per Maxi Olivera, arrivato al penultimo tuffo dopo la cessione di Alonso al Chelsea, milioni 24 più bonus. Operazione davvero last minute: il difensore stava per sbarcare dal Penarol al PSV Eindhoven, poi all’ultima curva la virata viola.
LA FIORENTINA ha girato al Penarol 400mila euro per il prestito di un anno, il riscatto obbligatorio prevede una rata unica di 3,4 milioni. Pensa di valerli, Maximiliano Martin, questi soldi? Dovete dirlo voi, cerca di smarcarsi Maxi in spagnolo, lingua che frequenterà per tutto il colloquio. L’intervista che segue è dunque realizzata grazie alla collaborazione dell’addetto stampa viola Luca Di Francesco, il cui cognome il prossimo anno forse andrà in panchina, battuta che fa sorridere per la seconda volta Maxi.
Cominciamo da quando improvvisamente seppe che sarebbe venuto a Firenze. «Il procuratore mi disse che mi avevano richiesto alcune squadre europee e fra queste, lo scoprii dopo, anche la Fiorentina. Fui contento, per noi sudamericani il vostro calcio rappresenta un salto di qualità, in tutti i sensi».
E allora partì per Firenze. «No, andai a Milano».
Ah, questa è nuova. «Ma no, andai lì perché c’era il mio agente, doveva farmi vedere le proposte che aveva ricevuto e insieme avremmo deciso la destinazione. Scelsi la Fiorentina, non sono affatto pentito».
E’ presto per fare un bilancio? «Sono contento, considerato l’impatto con il nuovo modo di giocare a calcio».
E poi essere arrivato al posto di Alonso non è stato semplice. «Eh, Marcos è un grande giocatore e sta facendo benissimo nel Chelsea. Ha tanta forza e tantissima qualità».
Lei giocava in questo ruolo in Uruguay? «Ho sempre giocato esterno in una difesa a 4. Mi piaceva attaccare, ma certo lo facevo con meno frequenza e in contesti meno complicati dal punto di vista tattico. In certe partite qui mi sono trovato in situazioni molto impegnative, ma ringrazio Sousa per avermi dato la possibilità di misurarmi con queste difficoltà. Mi hanno aiutato sicuramente a crescere».
Sousa le ha dato fiducia a strappi, tipo sempre titolare da dicembre e febbraio e poi quasi sempre panchina. «Non discuto mai le scelte tecniche, semmai dico che sono stato contento quando, appena arrivato, mi ha dato subito fiducia».
Lei è uscito di squadra dopo il 4-0 contro la Roma, una partita disgraziata per tutti. «Non credo che ci sia una relazione fra quella sconfitta e le scelte che poi ha fatto l’allenatore nei miei confronti. Io devo migliorare, ripeto che il primo anno in Italia mi è servito tantissimo sotto tutti i punti di vista e so che la Fiorentina ha preso l’impegno di riscattarmi a fine stagione. Io chiederò sicuramente di restare qui, sono in una grande squadra e sono sicuro che potremo toglierci grandi soddisfazioni».
Restiamo a questa stagione: è un finale un po’ complicato. «Beh sì. Ancora non abbiamo interpreto bene quello che ci è successo».
Non è molto consolante. Anche perché l’umore dei tifosi è nero. «Capiamo loro contestazione, credo che l’origine di una buona parte della delusione generale dipenda dal modo in cui siamo usciti dall’Europa League. La sconfitta contro il Borussia è stata incredibile e il problema è, lo ripeto, che nemmeno noi siamo riusciti a capire quello che è successo».
Torniamo al suo rapporto con Sousa, anche perché è innegabile che da un certo momento in poi l’allenatore abbia scelto di lasciarla stabilmente fuori: 20 minuti nelle ultime 6 partite. «Davvero è tutto ok, lui è un allenatore che parla con tutti e cerca di motivarci e, per quanto possibile, spiegare le sue decisioni. Lo rispetto, cercando di metterlo in difficoltà per come mi alleno durante la settimana».
Che voto darebbe al suo primo anno in Italia? «Sarò banale, posso solo rispondere ditelo voi».
Può andare bene sei e mezzo? «Direi di sì, proprio perché è il primo anno. Spero poi di prendere un voto molto più alto, credo di avere molti margini per migliorare».
Magari con meno corse sulla fascia, anche perché due fasi in Italia sono complicate. «Quello è un ruolo che mi piace, difendere e attaccare, in Italia certo è più difficile perché il calcio qui è molto tattico e quando spingi devi tenere conto anche dei meccanismi di copertura… Alonso poi era un super giocatore, difficile fare paragoni con lui. Ma davvero l’esperienza mi è servita, credo di essere un giocatore più completo, spero proprio di restare qui perché in questo ambiente sento la volontà di fare bene».
Quali sono gli esterni sinistri che le piacciono di più? «Marcelo in questo momento è il migliore per distacco. Sul tema esterni cito anche il mio connazionale Caceres e per quanto riguarda il passato ricordo Dario Rodriguez, più di 50 presenze in Nazionale».
Sembra preparato. «Il calcio mi piace da matti, anche a casa guardo le partite… Florencia è abituata, mi conosce».
Altri hobby? «Mi piacciono tutti gli sport, ma ovviamente non posso praticarli. E poi non posso disperdere le energie, visto che quando Sousa mi sceglie devo sostituire Alonso…».