In silenzio come nel suo stile, conseguenza diretta di un carattere timido ed introverso, come lo descrivono quelli che lo conoscono più da vicino, Mati Fernandez sembra stia scalando le gerarchie nella Fiorentina di Stefano Pioli. Con l’assenza di Saponara e i numerosi addii in quella zona di campo, nel ritiro tedesco si è preso la numero 10, escludendo per due volte di fila dall’undici iniziale il giovane Hagi. Il cileno esattamente un anno fa era stato escluso per scelta da Sousa, che gli preferiva altri profili, e si era accasato al Milan negli ultimi minuti del calciomercato, rifiutando il Cagliari, desideroso di ritrovare il tecnico che più di tutti probabilmente, lo ha plasmato nel calcio europeo.
Quel Vincenzo Montella che gli ha dato fiducia e gli ha tolto il vizio di giocate spettacolari ma poco funzionali, come quella rabona finita male contro la Roma, ancora lì scalfita nella mente della maggior parte dei tifosi viola. L’aereoplanino è stato anche quello che gli ha trovato una collocazione tattica alternativa a quella del trequartista, posizionandolo come mezz’ala. Trovando in lui il dodicesimo titolare in un centrocampo titolare che prevedeva Aquilani, Pizarro e Borja Valero. In riva all’Arno ha collezionato 131 presenze condite da 7 gol e 28 assist.
La scorsa stagione al Milan, nonostante fosse l’ultimo arrivato e nonostante le solite noie muscolari, si è reso protagonista nella fase finale della stagione risultando un fattore nella corsa che ha portato i rossoneri in Europa League. Decidendo la sfida interna con il Bologna con un delizioso pallonetto e con un paio di assist per Deuolofeu e Lapadula alla penultima giornata contro il Genoa, quella decisiva per la qualificazione.
Nonostante abbia passato tutto il ritiro di Moena tra bicicletta e palestra, si è presentato nella seconda parte di ritiro, deciso e voglioso di mettersi in luce per provare a convincere tutti, in primis l’allenatore a concedergli una nuova opportunità. Insieme a Veretout nelle ultime due apparizioni è stato sicuramente una delle note più positive dei viola, soprattutto per quanto riguarda la fase di possesso palla, avendo una buona visione di gioco. Giocatore di esperienza internazionale, e con un bagaglio tecnico che in pochi possono vantare, ne è la conferma il riconoscimento vinto ormai 11 anni fa quando veniva premiato come Pallone d’oro sudamericano, titolo vinto da campioni del calibro di Tevez, Neymar, Veron o Ronaldinho. Pioli sembra essersene accorto e potrebbe fare di necessità virtù, in un mercato in entrata che stenta a decollare.
Ricordando che nel calcio la riconoscenza è sempre più difficile da trovare, andrebbe ricordato che Mati per disputare una stagione intera con la maglia viola si è operato alla caviglia rinunciando al Mondiale brasiliano, forse una delle ambizioni massime che ha un giocatore di calcio. Un gesto che non si vede tutti i giorni, ennesima prova della grande professionalità del giocatore in questione. Adesso a 3 anni di distanza, forse la Fiorentina potrebbe dargli un’altra chance, restituendo in qualche modo il favore.
Di
Mattia Zupo