L’intervista all’ex centrocampista viola reduce dall’esperienza da vice di Pellegrini sulla panchina del West Ham
La sua esperienza con la maglia della Fiorentina è durata solamente un anno, dopo una stagione in cui i viola di Mondonico si salvarono all’ultima giornata. In quel campionato del 2004-2005, Enzo Maresca collezionò 28 presenze e 6 gol, per poi essere riscattato dalla Juventus alle buste e lasciare l’Italia in direzione Siviglia, dove vinse 5 trofei in quattro anni. Dal ritiro nel 2017 ha iniziato l’avventura di in panchina, prima come vice di Fiorin ad Ascoli, poi da collaboratore di Montella a Siviglia e infine come secondo di Pellegrini al West Ham. Nonostante la conclusione dell’avventura londinese, Maresca continua a vivere all’estero e sta osservando questo periodo di quarantena in Spagna, il paese a cui è maggiormente legato sia calcisticamente che sentimentalmente, per via della moglie Maria Jesús Pariente. Per sapere come sta vivendo questa situazione e per un commento sulla stagione viola, LaViola.it lo ha contattato in esclusiva:
Come sta vivendo questa quarantena?
“La sto vivendo in maniera molto simile a come fanno le altre persone: stando in casa, cercando di uscire solo per andare a fare la spesa. In un momento in cui dobbiamo attenerci a quello che ci viene detto da quelli che ne sanno più di noi, con la speranza che si possa tornare alla normalità al più presto. Io adesso sono in Spagna, la situazione è simile a quella di Italia, Francia e Inghilterra: oramai è un problema che colpirà tutto il mondo”.
Come sta trascorrendo queste giornate?
“Cerco di lavorare da casa. Per me lavorare vuol dire studiare e vedere partite. Guardo quelle di allenatori che mi interessano, che hanno un’idea di calcio che mi piace per provare ad imparare”.
Quali sono questi allenatori?
“Attualmente di quelli che ci sono in Italia mi piace Fonseca, che seguivo dalla sua esperienza allo Shaktar, e De Zerbi, che è anche un amico. In Spagna sto seguendo Lopetegui al Siviglia e da anni Setién, oggi al Barcellona. Non so se la mia idea di calcio sia propositiva o no, perché tutti al giorno d’oggi cercano di proporre”.
Come valuta l’esperienza al West Ham al fianco dell’ingegnere Manuel Pellegrini?
“L’esperienza al West Ham è stata bellissima, nel campionato più bello per ciò che lo circonda. La Premier è veramente un gran bel campionato. L’ho vissuta al fianco di uno degli allenatori più bravi. È stato un modo per imparare a crescere, perché abbiamo avuto modo di incontrare squadre allenate dai vari Klopp, Guardiola e Mourinho”.
Che ricordi ha della sua esperienza a Firenze?
“Fu una stagione di alti e bassi, con diversi problemi. Alla fine riuscimmo a salvarci all’ultima giornata. Di Firenze e della Fiorentina mantengo un bellissimo ricordo e ho ancora la casa lì. È stata un’esperienza molto importante da giocatore. Fortunatamente l’anno dopo andai al Siviglia, che è stata la svolta della mia carriera. Ci sono rimasto quattro anni e ci siamo tolti tante soddisfazioni”.
Ma le sarebbe piaciuto rimanere?
“Per come sono andate le cose, va bene così”.
Alla guida della Fiorentina adesso c’è Iachini che lui ha avuto nell’esperienza a Palermo…
“Il ricordo che ho di Beppe è quello di una persona assolutamente positiva. Sono legato a lui, al suo secondo Carrillo e al preparatore atletico Tafani. L’esperienza al Palermo è stata positiva perché vincemmo il campionato di Serie B facendo il record di punti. Il primo anno di Serie A facemmo una cinquantina di punti conquistando una salvezza tranquilla. Di lui e del suo staff conservo tanti aneddoti e ancora oggi ci sentiamo spesso. Per quanto riguarda il suo operato a Firenze, credo che sia un’occasione importante per lui. Non è mai facile quando si subentra, ma sta facendo il suo dovere. Per lui credo che Firenze rappresenti tantissimo e viceversa”.
L’idea di calcio di Iachini è distante dalla sua?
“La storia di Beppe parla da sola. Ha vinto tanti campionati in Serie B e in Serie A riesce a fare la sua parte. Nelle ultime stagioni ha avuto qualche problema, ma nell’arco di una carriera può succedere. L’idea di calcio puoi avercela simile, ma ogni allenatore ne ha una sua. L’idea mia non so se sia simile a quella di Beppe, ma questo lo vedremo col tempo”.
Prima di Iachini sulla panchina viola c’era Montella, un altro allenatore che lei conosce bene…
“Con Vincenzo e Daniele Russo ho un ottimo rapporto. Posso dire che il tempo nel quale ho collaborato con loro sono stato benissimo. Sono assolutamente delle brave persone. A Siviglia era subentrato a gennaio ed eravamo arrivati ai quarti di finale di Champions, dove il club non c’era mai arrivato. Eravamo arrivati in finale di Copa del Rey e in campionato eravamo a pochi punti dalla zona europea. A mio avviso stava facendo bene considerando che era subentrato e la squadra non l’aveva costruita lui, però sono scelte delle società e non ci possiamo fare nulla”.
Cosa è andato storto nella sua seconda esperienza sulla panchina viola?
“È sempre difficile giudicare quando non si è presenti, per quanto riguarda questa sua seconda esperienza alla Fiorentina. Non ho idea di come sia andata e di cosa sia successo”.
Come vede l’arrivo di Commisso nel calcio italiano?
“Commisso ha portato entusiasmo. Parlare di calcio in questo momento è difficile, perché questo virus ha frenato un po’ tutto, ma credo che il suo lavoro si potrà vedere nel tempo. Spero che nei prossimi mesi la Fiorentina possa avere quel che merita a livello di società e tifosi”.
Che impressione le ha fatto Castrovilli?
“Castrovilli è un gran bel giocatore. L’ho visto diverse volte, ma mi ricordo molto bene la vittoria contro il Napoli dove fece una gara straordinaria. Mi ha impressionato molto. Mi aveva parlato molto bene di lui Daniele Russo in estate”.
Come vede il dualismo a centrocampo tra Badelj e Pulgar?
“Sono delle situazioni che vanno vissute per capire se dei giocatori possono coesistere. Io sono dell’idea che i giocatori buoni possono sempre giocare insieme, al di là degli equilibri. Se realmente sono buoni, ma questo non so dirlo…”.
Uno dei temi tattici della stagione è stato anche la posizione in campo di Federico Chiesa…
“Chiesa è un giocatore veramente potente. Uno di quelli che potrebbe far bene in tutte le posizioni, ma bisogna vedere anche gli equilibri e gli altri componenti della squadra. Più che il ruolo per lui sarebbe importante creargli delle situazioni e metterlo nelle condizioni tattiche dove possa esprimere tutto il suo bagaglio. Ad esempio, quando gioca da seconda punta e riceve palla spalle alla porta, dove fa più fatica, gli andrebbero chieste altre cose”.
Tornando a lei, quali sono i suoi progetti futuri?
“L’idea è quella di provare ad allenare da solo. Per quanto riguarda dove, lo vedremo col tempo. La carriera di allenatore è un po’ come quella del calciatore: ti porta ovunque. Vedremo se sarà Spagna, Italia, Inghilterra o altrove, non ho mai avuto problemi a muovermi. Sicuramente inizierò ad allenare”.

Di
Mattia Zupo