AL MONDIALE. «Io voglio vincere gli Europei e poi anche il Mondiale» ha detto e ripetuto credendo non solo nel suo lavoro, nella sua dedizione e nel suo impegno, ma anche nei giovani che aveva scoperto girando per i campi di serie A e di serie B. Agli Europei ci siamo e li giocheremo, almeno in avvio, nello stadio delle notti magiche, a Roma. «Io ci credo», ecco perché non accetterebbe le proposte di un club, nemmeno se fosse di grande prestigio: ha preso un impegno e lo vuole onorare, fino in fondo, pronto a riflettere se, dopo aver raggiunto Trapattoni, Lippi e Prandelli con un quadrienno azzurro, allungare addirittura il suo rapporto con la Federazione. Per Mancini non è più una questione di soldi (ne guadagna la metà rispetto a quelli che prendeva a Manchester, per esempio) ma di orgoglio azzurro: il ruolo di ct è probabilmente il suo punto di arrivo, tanto è legato al suo Paese e alla squadra che lo rappresenta.
NUMERI. La settima vittoria consecutiva nel girone di qualificazione, contro la Grecia, ha messo il timbro su una missione avviata nel maggio del 2018: 62 giocatori convocati, 16 partite complessive, 10 vittorie, 4 pareggi e 2 sconfitte contro Francia e Portogallo, che avevano aperto le prime e uniche crepe nel suo rapporto con la Federazione, forse all’epoca ancora scossa per il tracollo mondiale firmato da Tavecchio e Ventura.
GIOVANI. Un viaggio di ambientamento e una lista di giocatori da preparare per il futuro: Bastoni, Castrovilli, Orsolini, Pinamonti, Scamacca, Luca Pellegrini, Tonali (che dovrebbe già debuttare domani a Vaduz contro il Liechtenstein) e Kean.
