La Fiorentina cerca punti vitali. Prandelli come Tony D’Amico in ‘ogni maledetta domenica’. Servono senso di squadra e attributi in questo finale di stagione
“Ora noi o risorgiamo come squadra o cederemo un centimetro alla volta, uno schema dopo l’altro, fino alla disfatta. Siamo all’inferno adesso, signori miei. Credetemi. E possiamo rimanerci, farci prendere a schiaffi, oppure aprirci la strada lottando verso la luce[…] Perciò o noi risorgiamo adesso, come collettivo, o saremo annientati individualmente. È il football, ragazzi, è tutto qui. Allora, che cosa volete fare?’.
Più di un allenatore, prima di una sfida decisiva, ha fatto vedere le scene di ‘ogni maledetta domenica’ al proprio spogliatoio. Chissà che anche Cesare Prandelli non lo faccia in vista di Benevento con la sua Fiorentina.
IL RISCHIO INFERNO. Neanche il tecnico viola stesso pensava di ritrovarsi in questa situazione. Un girone fa prese la Fiorentina per darle qualità, gioco e idee che secondo la dirigenza Iachini non riusciva a tirar fuori. Ma soprattutto per stare nelle zone tranquille di classifica con vista sui quartieri più alti. Un girone dopo, invece, deve fare i conti con un baratro dell’inferno più vicino, lì. Dal quale potersi allontanare, sulla carta e per valori, parrebbe scontato. In campo, però, non va la carta. E neanche i soldi che la Fiorentina spende per pagare gli ingaggi di una rosa che costa come Spezia, Crotone e tre quarti di Parma messe assieme. E la qualità è solo una parte di ciò che fa la differenza. Il resto lo fanno testa, cuore e attributi.
SENSO DI SQUADRA. Concetti su cui da sùbito, già da quel rovinoso ko di un girone fa col Benevento, Prandelli ha puntato e ri-puntato il dito. Senso di squadra, attaccamento alla maglia, rispetto per una città e una tifoseria della quale lui stesso fa parte. Prestazioni come quella col Benevento, assieme ad altre a seguire (Napoli su tutte) non erano tollerabili e tollerate. Non sono bastate, tuttavia, le sollecitazioni arrivate da Commisso, Barone, Pradè, Prandelli e anche dai tifosi. “Rispetto per la maglia” e cori alla vigilia della gara col Parma sono stati solo l’ultimo messaggio che già da mesi anche Prandelli andava ribadendo ai suoi, pubblicamente: “gli uomini veri si vedono nei momenti di difficoltà”. Questo è il momento di dimostrarlo, per tutti.
RISORGERE COME COLLETTIVO. Dovrà risorgere come collettivo la Fiorentina, più che nei singoli. Perché i nomi che compongono questa rosa non sono tutti da buttare, se presi uno ad uno. Messi assieme, tuttavia, stanno rendendo in maniera pessima. “O noi risorgiamo adesso, come collettivo, o saremo annientati individualmente” diceva ai suoi Tony D’Amico. E ok ambizioni e probabili addii a fine stagione, ma in caso di epilogo nefasto, per tutti, resterebbe una macchia indelebile. Serviranno ‘palle’ e attributi per portar via tre punti vitali dal Vigorito. E non sarà l’unica/ultima fatica che questa Fiorentina avrà dinanzi a sé in questo rischioso finale di stagione.
UN CENTIMETRO ALLA VOLTA. Dovrà farlo, appunto, un centimetro alla volta. “In questa squadra si combatte per un centimetro, massacriamo di fatica noi stessi e tutti quelli intorno a noi per un centimetro, ci difendiamo con le unghie e con i denti per un centimetro, perché sappiamo che quando andremo a sommare tutti quei centimetri il totale allora farà la differenza tra la vittoria e la sconfitta, la differenza fra vivere e morire’. Gara dopo gara, lavorando duro, aumentando la concentrazione e riducendo al massimo gli errori. Lo va ribadendo da mesi, ormai, Prandelli. Che forse avrà sbagliato qualche cambio, ok. Ma non può averli sbagliati sempre, ogni partita.
Tocca alla Fiorentina tirarsi fuori dal rischio baratro e risorgere. Nel suo piccolo, da qui a fine stagione, coi suoi giocatori più forti, più rappresentativi e più pagati. E in maniera enorme in prospettiva. Gli alibi sono terminati, ‘ogni maledetta domenica si vince o si perde, resta da vedere se si vince o si perde da uomini’. E dal Vigorito, sabato, passa molto del destino della Fiorentina.
Di
Gianluca Bigiotti