C’era una volta “Il Fortino”. Uno stadio, il Franchi, nel quale nessuno giocava volentieri. Ambiente, clima, tifo. Per gli avversari della Fiorentina, passare indenni da Firenze, era missione (quasi) impossibile. Oggi, accade il contrario. «Abbiamo sofferto anche la voglia del nostro pubblico di spingere la squadra. Questo ci ha fatto sentire meno tranquilli ed essere più frettolosi».
Le parole di Sousa, dopo il pareggio con la Sampdoria, mettono i brividi. E non perché non siano “vere”. Anzi. Nessuno come il portoghese conosce i suoi ragazzi ed il particolare che questi si facciano influenzare dalla spinta (positiva, peraltro) di uno stadio amico lascia abbastanza perplessi. Il senso è: se c’è da gestire un vantaggio si gestisce. E tanti saluti alla volontà del pubblico. Così, almeno, dovrebbe ragionare una squadra matura. È stato, quello dell’altra sera, l’ennesimo fiasco casalingo. Quarto pareggio consecutivo, appuntamento col salto di qualità rimandato ancora (due vittorie in fila mancano dallo scorso febbraio) e fischi al 90’. «Non li meritavamo», hanno detto sia Astori che Bernardeschi. Evidentemente però, il popolo viola inizia a stufarsi.
Pioggia, vento, caldo, freddo. La gente c’è, sempre e comunque, e vorrebbe veder vincere qualche partita in più. Invece, i risultati, al Franchi non sono all’altezza. Per rendimento interno la Fiorentina è tredicesima in classifica, ha il terzultimo attacco (4 gol fatti, soltanto Empoli e Palermo hanno fatto peggio), e non vince dal 18 settembre. Non è abbastanza? Mettiamoci anche Kalinic allora che in casa, in campionato, non ha mai segnato. L’unico dato positivo è quello delle reti subite: due, la miglior difesa casalinga dell’intera Serie A. È come se tutti i problemi di inizio stagione, apparentemente risolti (basta pensare ai risultati ottenuti in trasferta) riaffiorassero di colpo quando i viola giocano tra le mura (teoricamente) amiche. Un bel problema, se si vuol pensare in grande. Basta ripensare agli anni d’oro di Prandelli. Campionati in cui, a Campo di Marte, Cesare e i suoi ragazzi costruivano cavalcate da Champions. I numeri, in questo senso, parlano chiaro: nel 2005-2006 la Fiorentina, in casa, fece 49 punti. Il miglior risultato degli ultimi dieci anni. Una media di 2,57 punti a gara mai più raggiunta.
Eppure, i campionati successivi, furono comunque positivi. Praticamente perfetti: 47 punti nel 2006-2007 (2,47 a gara), 40 nel 2007-2008 (2,10 di media) e 44 nel 2008-2009 (2,31 a partita). Da quel momento, però, qualcosa è cambiato, e il Franchi è diventato via via più facile da “conquistare”. Anche Montella, pur ottenendo grandi risultati, ha spesso sofferto in casa. Con un’eccezione: la sua prima stagione nella quale, a Firenze, conquistò la bellezza di 43 punti. Poi, il declino: 31 punti nel 2013-2014 (1,63 di media) e 33 nel 2014-2015 (1,73 a partita). E Sousa? Il suo approccio è stato tutto sommato positivo. Lo scorso anno infatti la Fiorentina, in 19 impegni interni, ha collezionato 38 punti. La media, 2 punti a gara, è presto fatta. Quest’anno però, le cose stanno andando diversamente. E torniamo al punto di partenza. In sei partite al Franchi i viola hanno raccolto soltanto 10 punti, per una media da 1,66. Un dato negativo, sì, ma in linea con la storia recente.
La domanda, quindi, è: perché, negli ultimi anni (esclusa qualche eccezione) Campo di Marte ha smesso di far paura? Sarà, forse, perché (con Montella prima e con Sousa ora) questo gruppo soffre particolarmente le “pressioni”? Del resto, gli stessi allenatori, lo hanno ammesso più volte. O forse perché questa idea di calcio fatta di tanto possesso palla e di baricentro alto fatica contro avversari che si chiudono a riccio? Una cosa è certa. Se si vuole dare una svolta a questa stagione, bisogna partire dal Franchi. Altrimenti, anche una marcia da record in trasferta, rischia di non servire a niente. A proposito. Dopo la sosta, Borja e compagni, avranno due impegni consecutivi lontano da casa. Prima il derby con l’Empoli, quindi la sfida di San Siro con l’Inter. Può sembrare un paradosso ma forse, numeri alla mano, è la miglior prospettiva possibile.
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Redazione LaViola.it