La Superlega naufraga ancor prima di nascere. Resta l’arroganza di chi l’ha promossa, la Juventus, che domenica sarà di scena al Franchi
Il progetto Superlega si è dissolto ancor prima di nascere. Neanche il tempo di crearne il regolamento che i club fondatori hanno visto svanire il loro ‘golpe’. Un colpo di stato nato dall’arroganza di chi non ha fatto i conti con la passione popolare, il motore che dà un senso a questo sport, con le istituzioni dal cui piatto hanno mangiato fino a oggi, e neanche preoccupandosi di avere o meno il consenso dei propri ‘guerrieri’.
Gli ‘scissionisti’ non possono uscire da questo progetto ‘fantoccio’ indenni. Ne va della credibilità di un mondo, quello del calcio, che da anni va alla deriva, in cui il problema non pare essere come mai qualcuno sia arrivato ad avere debiti multimilionari impossibili da saldare, ma come mettere ulteriori toppe a gestioni scellerate.
Tutti hanno fatto marcia indietro. Chi tra le lacrime e chiedendo scusa, chi dicendo “ad oggi non è attuabile, ma un domani…”. La passione della gente comune, intesa come appassionati di sport e non solo tifosi (anche degli stessi club fondatori), è stata minata. Sono volati stracci e parole pesanti. Soprattutto nei confronti di Andrea Agnelli e della Juventus, prossimo avversario della Fiorentina.
ANCOR PIU’ DELL’ANDATA. Un girone dopo, per la squadra viola c’è un motivo in più per dare un ulteriore dispiacere a chi questa rivolta l’ha promossa. All’andata il motore della Fiorentina girò a livelli altissimi anche per dare una ‘lezione’ a Chiesa, che da tempo aveva messo il trasferimento alla Juventus in cima ai suoi desideri, con gli strascichi di quell’addio che dettero vita ad una sorta di ‘caccia all’uomo prolungata’ a suon di interventi ruvidi, ed efficaci, sullo stesso ex viola. Molto provenne dall’alto. Rocco Commisso, infatti, non ha mai nascosto il suo disappunto, personale e umano prima di tutto, per quella voglia di andare alla Juventus da parte di Chiesa. E la sua Fiorentina, in occasione della gara dell’andata, trasferì sul campo tutta quella ‘rabbia’.
DAVIDE CONTRO GOLIA. Al ritorno, invece, c’è il riassunto di tutte le sensazioni che questa triste vicenda Superlega lascia dietro di sé. Stavolta, dinanzi alla Fiorentina non c’è solo la Juventus. Non c’è solo il prestigio della sfida sul campo, ma anche e soprattutto l’emblema del motivo per cui tutto il popolo viola ha messo al primo posto tale rivalità: potere, arroganza, prepotenza. La lista delle malefatte è lunga, ed affonda le radici nella storia: dall’affaire Baggio al potere politico della scelta di far giocare la gara di Coppa Uefa ad Avellino nel 1990, passando per lo Scudetto 1982 fino all’umiliante pagina di Calciopoli. A tutte queste si aggiunge anche il tentativo di golpe fallito con la Superlega. In questo momento qui siamo tutti ‘Davide contro Golia’. E provare a dare una spallata a tutto ciò, per la Fiorentina, non può che essere motivo per gettare, ancor più del solito, il proverbiale cuore oltre l’ostacolo.
Di
Gianluca Bigiotti