Focus
Ma il progetto delle due punte è davvero sostenibile?
Kean e Piccoli non si trovano, Dzeko fa fatica a livello atletico. Tanti i dubbi sull’idea di schierare assime due centravanti “classici”
La Fiorentina è uscita con le ossa spezzate dalla sfida con la Roma, avendo infilato l’ennesimo risultato negativo di questo avvio di stagione. Tuttavia, un passo in avanti nella prestazione si è visto. Soprattutto nel primo tempo, in cui i viola hanno approcciato la gara come mai avevano fatto in questo terrificante inizio di campionato. Nonostante un ottimo inizio e il vantaggio iniziale, la squadra di Pioli si sia ritrovata sotto 2-1 nel giro di pochi minuti, subendo 2 gol nei primi due tiri in porta della Roma. Un episodio che ben racconta tutte le difficoltà che la Fiorentina sta affrontando. Ma ora vogliamo concentrarsi sulla prestazione, soprattutto quella offensiva.
Nonostante un Gudmundsson praticamente invisibile, infatti, nel primo tempo la Fiorentina stava funzionando là davanti. Grazie a una pressione stavolta produttiva, un Fazzini efficace nello svolgere il ruolo di raccordo tra reparti, ma soprattutto un Moise Kean tornato in versione 2024-25. Non solo per il gol e per il palo clamoroso, ma per essere tornato un riferimento chiave per i compagni. Per essere un’uscita sicura dal pressing avversario. Per la capacità di reggere il peso dell’attacco da solo. Ecco, da solo. Perché Kean si è dimostrato molto più a suo agio nel primo tempo di Fiorentina-Roma piuttosto che nella ripresa, quando al suo fianco Pioli ha schierato Piccoli.
In queste prime partite, è evidente come i due non si trovino praticamente mai: Pioli chiede loro di stare vicini, di cercare combinazioni che però non arrivano. Le (poche) occasioni che hanno avuto in questo avvio di stagione, non sono mai state frutto di un’associazione tra i due centravanti. Non va molto meglio con Dzeko, che sulla carta per caratteristiche (data la sconfinata qualità che possiede) potrebbe essere più adatto a giocare con uno dei due centravanti ma che fin qui è apparso in grande difficoltà, soprattutto dal punto di vista atletico.
Il risultato è che nel secondo tempo della sfida coi giallorossi, con una Roma che ormai pensava solo a gestire il risultato, la Fiorentina in attacco ha combinato pochissimo. La traversa di Piccoli è una soluzione estemporanea, mentre l’occasione colossale fallita da Gosens è stata generata da un contrasto fortunoso vinto da Dzeko sul quale è arrivato Fortini, che ha messo una grande palla sciupata dal tedesco. Negli ultimi 20 minuti della partita con la Roma siamo arrivati addirittura a vedere tre centravanti assieme contemporaneamente. Nei finali di partita vale un po’ di tutto, ma intasare il centro del campo con giocatori dello stesso ruolo non è sembrata l’idea migliore per tentare un assalto un minimo convincente. Tanto che non ha portato assolutamente a niente.
L’idea del doppio centravanti è un progetto che Pioli ha in mente dal primo giorno. Così si spiegano gli arrivi sia di Dzeko che soprattutto di Piccoli, pienamente condivisi dal tecnico. Nelle ultime due uscite, però, questa soluzione non è stata il ‘piano A’ per il tecnico gigliato, visto che sia a Pisa che con la Roma è partito dal 1′ con Gudmundsson e Fazzini dietro a Kean. E quest’ultimo ne ha giovato. Sia a Pisa, dove è stato molto più presente nella manovra gigliata, sia domenica scorsa. Perché è vero che in Nazionale accanto a Retegui Moise ha fatto bene, ma non tutti gli attaccanti sono uguali.
A questo punto, la domanda sorge spontanea: ma il progetto delle due prime punte è davvero sostenibile? Se si rivelasse non praticabile, vorrebbe dire bocciare gran parte della campagna acquisti estiva di Pradè e Goretti. Ancor prima dei giocatori in sé, l’idea alla base di essa e di conseguenza gli investimenti fatti in una zona del campo piuttosto che in un’altra. La risposta a questo quesito arriverà inevitabilmente nelle prossime uscite della Fiorentina. Purtroppo, nei prossimi giorni Pioli sarà costretto allenarsi senza attaccanti, perché sono tutti in nazionale. I dubbi, intanto, rimangono: se praticamente nessuno da trent’anni gioca con due prime punte ‘classiche’, statiche, alte e fisiche, un motivo forse ci sarà.