L’umore di Firenze non è dei migliori, ma la Juve si avvicina. Che una Fiorentina così imprevedibile possa fare la partita perfetta?

Si avvicina a grandi passi la partita più prestigiosa dell’anno, ma non è facile decifrare l’umore di Firenze in questi giorni. Certo, c’è l’euforia e la frizzantezza che contraddistingue ogni settimana di vigilia della sfida con la Juventus. Ma tra contestazioni, proprietà in secessione sull’Aventino (con una recente eccezione) e coreografie che non si fanno per protesta, tanti tifosi viola restano disillusi e poco interessati sull’andamento della squadra.

Non poteva bastare una vittoria a Bologna, peraltro non accompagnata da una bella prestazione, per cambiare radicalmente il mood di Firenze. Lo scontro con la proprietà, e qualche elemento della società, va avanti. E non c’è da illudersi: anche in caso di inaspettata vittoria contro gli storici rivali bianconeri, le discussioni tra “leccavalle” e “lenzuolai”, moderni e grotteschi guelfi e ghibellini in salsa viola, non si placherebbero.

Resta il fatto che il campo, per fortuna, rimane ancora una delle variabili più rilevanti quando si cerca di misurare il barometro sull’umore della tifoseria. Di conseguenza, dalla partita di venerdì i tifosi non si aspettano altro che una squadra che lotta fino al triplice fischio. Si aspettano, cioè, di uscire dallo stadio a fine partite senza alcun rimpianto. Se il risultato sarà negativo dovrà dipendere dalla troppa differenza tra “Golia” Juventus e “Davide” Fiorentina, per dirla in allegoria biblica. Se sarà positivo come la scorsa stagione, ancor meglio.

Anche perché non bisogna dare per spacciata a prescindere questa squadra: la partita al San Paolo con il Napoli ci ha insegnato che questa Fiorentina è totalmente imprevedibile, nel bene e nel male. Il pareggio con i partenopei è una di quelle partite che lascia speranza, perché consente ai tifosi di poter sognare l’impresa contro l’avversario più odiato. È questo uno dei pochi punti di contatto tra questa Fiorentina e quella allenata da Sousa la passata stagione: la capacità di alzare il livello delle proprie prestazioni quando si ha davanti un avversario prestigioso. Anche se i viola in questo campionato non hanno mai vinto contro una big del calcio italiano, resta il fatto che spesso le migliori prestazioni dei ragazzi di Pioli siano arrivate proprio con questo genere di squadre.

Gli uomini di Allegri arriveranno a Firenze azzoppati da diversi infortuni (l’ex Cuadrado, Dybala, Matuidi, Lichtsteiner, forse Douglas Costa), ma la competitività della rosa a disposizione del tecnico livornese è tale da non concedere un grande vantaggio in favore dei viola. Al massimo, presumibilmente, tutte queste assenze concederanno al pubblico del Franchi il “piacere” di fischiare Bernardeschi ad ogni tocco palla. Ancora non si ha la precisa certezza su quale sarà l’accoglienza che gli riserveranno i suoi ex tifosi, ma di certo non sarà un’accoglienza positiva.

A Pioli invece mancherà Laurini: nonostante le difficoltà difensive mostrate dal sostituto naturale Gaspar (vi ricordate il suo ingresso nella gara di andata allo Stadium?), sembra difficile che l’allenatore gigliato possa azzardare grossi cambiamenti di fronte ad un avversario così forte. Spazio al 4-3-3 dunque, con il solo dubbio del terzo attaccante. Gil Dias ha deluso contro il Bologna, difficile che venga riproposto. Thereau assicura esperienza contro un’avversaria che fa della consapevolezza nei propri mezzi il proprio cavallo di battaglia. Tuttavia, la condizione fisica poco brillante ne mette a rischio la presenza tra i titolari. Le altre alternative partono un po’ indietro nelle gerarchie: le prestazioni di Eysseric e Saponara non hanno mai giustificato perché la Fiorentina abbia investito su di loro.

Ai viola il compito tutt’altro che agevole di effettuare la partita perfetta, cercando di farsi trascinare da un ambiente che, pur con tutte le divisioni interne e le contestazioni verso la proprietà, non può evitare di fremere una volta annusato l’odore di Fiorentina-Juventus.