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Luciano Dati a Vi.it: “Emozionante rivedere Bati. Lui ambasciatore? Non ci credo…”
Luciano Dati e Gabriel Batistuta. Un massaggiatore e un atleta. Detta così non rende giustizia al loro rapporto che va oltre un massaggio. Che va oltre il professionismo. Che va oltre la stima. Perché quella che c’è tra i due ex viola, è un’amicizia nata spontanea, basata sulla fiducia reciproca e sulla simpatia. Dopo tanti anni dall’ultima volta che si erano visti, giovedì scorso si sono riabbracciati in occasione di una cena consumata in ricordo dei vecchi tempi alla ‘Buca di San Giovanni’, insieme ad altri grandi personaggi della ‘vecchia’ Fiorentina. Gabriel Batistuta – a Firenze dal 1° dicembre e in partenza domani – ha voluto rivedere gli amici di sempre. Per questo, alla ‘sua’ tavolata c’erano tra gli altri Giancarlo Antognoni con la moglie Rita, Lorenzo Amoruso, il dottor Marcello Manzuoli, il massaggiatore Alberto Benesperi e lui, l’inimitabile Luciano Dati (che adesso lavora con la sua équipe a Pietrasanta presso il Centro Medico Fisioterapico di via del Teatro n. 51, dove effettua qualsiasi tipo di fisioterapia e riabilitazione). Colui che è passato alla storia per i travestimenti durante le presentazioni o le feste delle Fiorentine di Cecchi Gori, per le magliette indossate in panchina con riferimento ai numeri di gol segnati da Bati, ma anche per aver seguito e massaggiato il bomber argentino in ogni parte della Penisola e del Mondo. Proprio per questo, LaViola.it lo ha voluto intervistare in esclusiva affinché ci raccontasse, con la sua schiettezza e la sua semplicità, la cena con il Re Leone.
Luciano, prima di tutto… che effetto le ha fatto rivedere Bati? Da quanto tempo non lo rivedeva?
«Rivedere Bati fa sempre un effetto particolare. Viene la ciccia di gallina… poi io non lo rivedevo da quando era andato via dall’Italia, anche se ci sentiamo almeno ogni 15 giorni su whatsapp. Quando venne ad aprile, lo vidi in televisione e lessi che aveva parlato di me, delle serate che passavamo insieme ai ‘nostri’ tempi. Ma non ebbi il tempo di incontrarlo. Incontrai anche Antognoni in quei giorni, a Empoli, e mi disse che anche lui l’aveva visto solo un attimo. Considera che, quando Bati viene a Firenze, ha sempre tante cose da fare. Poi, un’altra volta passò dall’Italia facendo un giro più ampio che comprendeva anche Spagna e Germania, ma anche in quell’occasione lavoravo e non riuscii a vederlo. Giovedì scorso, insomma, quando l’ho rivisto è stato stupendo. Ci siamo abbracciati come a ‘Carramba che sorpresa’. Io ero molto emozionato. Poi durante la cena lo guardavo, lo scrutavo mentre mangiava: non mi sembrava vero di essere lì, tutti insieme, dopo tanto tempo…».
Come lo ha trovato?
«Bene, sorridente e sereno. In forma! Certo, le caviglie gli fanno male, ma niente a che vedere con quello che è stato scritto e detto sul suo conto. Tutto esagerato! Visto che parliamo delle condizioni di salute di Bati, mi preme ricordare che Gabriel, alla Fiorentina, non ha mai preso un medicinale, né fatto infiltrazioni. Le caviglie malconce sono solamente il risultato delle tante botte ricevute durante gli anni di carriera. Lo sapete ormai, no? Lui giocava sempre, in ogni condizione, anche se aveva le caviglie gonfie. Lui non si tirava mai indietro. Gli facevo una fasciatura particolare e andava in campo (a proposito, ora anche le fasciature sono migliorate, perché fatte con materiali diversi). Lui non era come qualche giocatore che, finché sente un po’ di dolore, non scende in campo. È stato così a Firenze. È stato così a Roma, dove ha vinto uno scudetto e dove sono andato a trovare lui e le sue caviglie 7-8 volte. Ed è stato così anche all’Inter, dove – anche lì – sono andato a trovarlo 2-3 volte».
Vi siete visti solo in occasione della cena alla ‘Buca di San Giovanni’ in questi giorni?
«Sì, solo giovedì scorso in occasione della cena. Del resto, lui ha avuto tante cose da fare e anche io ho uno studio e sono impegnato. E poi, diciamo la verità: vedersi per cena è stato meglio che vedersi di sfuggita, magari solo per un saluto. Perché se si sta tranquilli e sereni, la compagnia ce la godiamo di più. È come uscire con una bella figa: un conto è una botta e via e un altro conto è una serata a modino… no?».
Non ci sono dubbi…
«Io sono Luciano Dati, sono così… – ha scherzato – dico quello che penso…»
Giusto così… La cena l’ha organizzata Gabriel?
«Guarda, di preciso non lo so. So solo che ero in ritardo perché dovevo finire di fare un massaggio ad un calciatore professionista (ma del quale non svelerò mai il nome…) e, non vedendomi arrivare, Bati si era preoccupato. Così mi ha chiamato, uscendo fuori dal ristorante perché alla ‘Buca di San Giovanni’ il telefono non prendeva. Ma quando ho risposto, stavo già parcheggiando. Quando sono arrivato – ripeto – ci siamo abbracciati. È stato tutto molto bello».
Una curiosità: cosa avete mangiato?
«Siamo sempre degli atleti – scherza – quindi abbiamo optato per un menù semplice: antipasto con prosciutto crudo, mozzarella e uno sformatino. Come primo, abbiamo scelto rigatoni con una salsa assolutamente leggera, per non appesantirci. Ed abbiamo concluso con una tagliata con grana su letto di rucola. Qualcuno ha preso il dolce, qualcuno una porzione di ananas, caffè, baci, abbracci e tutti a casa».
Lei – come visto dalla foto pubblicate su facebook dalla signora Antognoni – aveva come di consueto la maglia viola…
«Certo, la maglia 007… Di maglie ne ho tantissime, ma con quella abbiamo gioito e sofferto tantissime volte insieme. Ha un significato diverso, profondo. L’avevo portata anche ai Mondiali del 1998… Se non si perdeva contro l’Olanda (chiaro il riferimento alla Nazionale argentina, ndr), Bati avrebbe vinto la classifica dei cannonieri. Contro gli orange, ai quarti, davanti agli occhi di Maradona presente in tribuna per seguire il match, prese un palo, nelle partite precedenti aveva già segnato 5 reti… Peccato. La vinse Suker con 6 gol».
Senta, i tifosi viola, lo immagina, sono curiosi di sapere cosa vi siete detti dopo tanto tempo. Di cosa avete parlato tutti insieme?
«Io ho fatto il mio show raccontando di quando, ai Mondiali, mi nascondevo per andarlo a curare. Già una buona mezz’ora è andata via lì… Poi, abbiamo ricordato in maniera particolare i nostri tempi, prima di parlare di come Bati è stato accolto a Firenze. Dell’Argentina (a proposito, tutte le volte mi invita ad andare da lui, in Sudamerica… ora vedo, se posso vado a gennaio). Poi abbiamo anche parlato di come gioca bene la Fiorentina di Montella e di quanto vorrebbe (e vorremmo tutti) che arrivasse più in alto possibile».
Ma della possibilità che Bati possa fare l’ambasciatore viola nel mondo, ne avete parlato?
«No, non ha accennato a niente».
Ma lei cosa ne pensa di questa possibilità? Cosa potrebbe portare, alla Fiorentina dei Della Valle, l’ingresso in società di Batigol?
«Di sicuro porterebbe visibilità. Tanta visibilità. Ma non ci credo molto a questa possibilità. Non ci credo che possa diventare l’ambasciatore viola nel mondo. Lui è un uomo di campo».
Certo che rivedere Bati e Antognoni insieme…
«Eh, sono bellissimi, perché sono due persone normalissime. Semplici. Vedere loro due, è come vedere due di Nocchi (il mio paese). Io sono di Nocchi e sono semplicemente Luciano Dati. Poi, voi mi avete fatto diventare in qualche modo importante, ma io sono sempre lo stesso. Così come Antognoni e Batistuta: ragazzi umili che non sembrano i campioni che sono stati. Due grandi!».
Ci può raccontare un aneddoto, una curiosità… una battuta. Qualcosa che le piacerebbe ricordare di Batigol?
«Vi racconto del ‘bombardino’. Lo sai cos’è?».
No…
«È il nome che avevamo dato al muscolo sensore della fascia lata della coscia di Bati. Gli dicevo sempre che con quel ‘bombardino’ tirava delle botte disumane da spaccare le porte. Come avesse un pugno alla coscia».
Infine, non posso non chiederle cosa pensa dell’infortunio di Mario Gomez. Del protrarsi dell’attesa di rivederlo in campo. Ce la faremo a vederlo in squadra nel 2013?
«Se c’avessi la sfera magica, te lo direi… No, davvero, non lo posso sapere. Lì per lì, sembrava una cosa di poco conto, invece si sta dimostrando più seria, visti i tempi di recupero. Però serve cautela in questi casi, sennò, se per caso dovesse subire una ricaduta, si rischia di non rivederlo nemmeno nel 2014!».